lunedì 31 maggio 2010

2 Giugno: Festa della Repubblica. C'è ancora da festeggiare?

Il 2 Giugno si celebra la Festa della Repubblica italiana, sorta a seguito dei risultati del referendum del 1946 che stabilirono la fine della Monarchia: in tanti (in troppi) diedero la vita per riconquistare la libertà dopo gli anni bui della dittatura. La nostra Costiutuzione, ispirata dalle macerie della guerra e dalle incredibili sofferenze patite, è un bell'esempio di come i Padri Costituenti avevano a cuore i diritti fondamentali dei Cittadini: usciti da una situazione in cui la paura di essere controllati, schedati, additati, accusati, criminalizzati e sottomessi, era molto sentita la preoccupazione di dare un ampio respiro alle libertà civli, economiche, religiose, sociali, ... nel rispetto delle regole della convivenza.
Del Fascismo era rimasto solo il senso di paura e di oppressione del passato regime e della dittatura che lo aveva caratterizzato e che ne aveva esaltato solo gli aspetti più negativi. Perciò le parole d'ordine della nuva Repubblica erano "Libertà" e "Antifascismo" inteso come antiregime totalitario: basta vedere i filmati dell'epoca o ascoltare i racconti dei nostri nonni per percepire con estrema chiarezza la gioia e l'entusiasmo dei Cittadini che, anche se poveri ed umili, erano animati da tanta voglia di fare e di sprigionare la propria operosità ed intraprendenza.
Sono passati quasi 65 anni, la nostra società si è evoluta molto, il benessere ha viziato le nuove generazioni, il pericolo della dittatura è stato completamene rimosso ed i sacrifici, i patimenti e le angosce di quel tempo sono stati dimenticati. Ci illudiamo di essere Cittadini liberi e protetti dalle istituzioni e non ci accorgiamo più neanche di essere tutti incredibilmente, pressantemente, ossessivamente schedati e controllati in ogni nostro movimento, gesto, conversazione, scritto, ... in nome di una interesse collettivo che ci sta facendo diventare completamente trasparenti in barba alla riservatezza ed alla libertà di essere ciò che si viole come si vuole: sono innumerevoli le banche dati che accumulano informazioni riguardanti ogni nostro profilo personale economico, patrimoniale, associativo, lavorativo, ricreativo del vivere quotidiano, i sistemi di tracciamento che seguono e registrano i nostri movimenti, le intercettazioni ambientali, telefoniche, televisive, telematiche, ...
Il nostro codice fiscale sta diventando il numero di matricola tatuato sul braccio dei deportati nei lagher nazisti: in qualunque momento ci identifica, ci rende vulnerabili e ci assoggetta alle prepotenze di Stato giustificate dalla lotta all'economia sommersa, attuate con una inaudita arroganza, basate su presunzioni legali di evasione palesemente in contrasto col principio della capacità contributiva e con l'onere della prova che dovrebbe gravare sull'Amministrazione finanziaria e legittimate perfino da una Magistratura troppo spesso appiattita sulle esigenze di cassa dell'apparato (che è poi quello che paga i lauti stipendi dei Giudici).
Una Repubblica degenerata a "regime repubblicano", guidata da rappresentanti politici selezionati dall'apparato di cui debbono far parte, in cui i Cttadini si illudono di esercitare i propri diritti fondamentali mentre invece sono sempre più esposti ad un esproprio della propria libertà e dignità, è ancora da festeggiare?
Modilaut

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