venerdì 30 dicembre 2011

L'era Monti: genesi e prospettive

L'era "Monti", che gli Italiani stanno loro malgrado vivendo, impone alcune inevitabili riflessioni critiche anche a seguito della conferenza stampa di fine anno dell'attuale Premier.
1. Profilo politico-istituzionale.
Poche settimane fa', dopo che l'On. Silvio Berlusconi aveva tentato inutilmente l'ultimo colpo di coda per salvare il Suo Governo (politico) e l'Italia presentando una sorta di lettera di intenti all’Europa con le misure da adottare nel brevissimo periodo fra gli sghignazzi del francese Nicolas Sarkozy e della tedesca Angela Merkel, all'improvviso il Presidente della Repubblica On. Giorgio Napolitano ha effettuato la nomina a Senatore a vita dell'illustre Prof. Mario Monti col plauso di tutte le componenti parlamentari; dopodiché l'allora Premier On. Silvio Berlusconi ha rassegnato le dimissioni del Governo con grande sollievo di tutti e, guarda il caso, è stato affidato l’incarico di formare il nuovo Governo (tecnico) proprio al Prof. Mario Monti col plauso (stavolta) anche dell'Europa; nei mercati hanno continuato tranquillamente ad imperversare gli speculatori favorendo e scommettendo profittevolmente sulle forti oscillazioni quotidiane alle spalle dei risparmiatori.
Il nuovo Governo ha varato in tempi record una manovra finanziaria da paura, estremamente onerosa per tutti gli Italiani (soprattutto per le fasce medio-basse che ne finiscono per subire l'impatto maggiore) e di incredibile effetto recessivo (almeno nel breve termine): la politica, che aveva già fatto un bel passo indietro, l'ha avallata senza problemi (il centro-sinistra, sostenendone l'inevitabilità per rimediare al malgoverno berlusconiano, ed il centro-destra, sostenendo l'ostruzionismo immobilizzante di una opposizione incosciente) con qualche contrarietà espressa dalla Lega e dall'Italia dei Valori (già in piena campagna elettorale sulle macerie degli altri Partiti); l'Europa ha apprezzato; nei mercati il gioco profittevole degli speculatori è continuato senza sosta sempre alle spalle dei risparmiatori.
Alla conferenza stampa di fine anno 2011 il Premier Mario Monti ha tentato di spiegare (senza convincere nessuno) il senso salvifico della manovra varata dal Suo Governo per sistemare i conti ed ha anticipato tempi e modalità dei prossimi interventi per favorire lo sviluppo: tante le buone intenzioni, molti i proclami, solite le formule (liberalizzazioni, semplificazioni, infrastrutture, riforme, ...) e nessun profilo di azione concreto con la conseguenza che le perplessità degli interlocutori e degli operatori si sono ingigantite; intanto, anche in questo caso l'Europa ha apprezzato; è facile inoltre prevedere anche che i mercati rimarranno terreno fertile per i soliti speculatori.
Che l'Italia fosse sotto scacco dell'Europa e, in particolare, di Francia e Germania lo avevano già capito in tanti, ma la conferenza stampa ha offerto un elemento di valutazione in più: alla domanda di un Giornalista che chiedeva al Premier Mario Monti quali fossero i suoi rapporti col Presidente della Repubblica On. Giorgio Napolitano, la risposta ha infatti svelato che fra i due esiste un contatto diretto, un confronto continuo e quasi quotidiano, di radici antiche consolidate in pluriennali occasioni di collegamento e collaborazione in ambito europeo. Nulla di male, ovviamente, ma la rivelazione non può non chiudere il cerchio già intuito: in Italia la democrazia è stata esautorata dall'interesse sovranazionale dell'Europa con l'intervento essenziale del Presidente della Repubblica, la baldanzosa prepotenza di Francia e Germania, la connivenza della politica italiana e la collaborazione fattiva dell'europeista Prof. Mario Monti che è preoccupato soprattutto di compiacere i suoi tanti Amici europei illudendo (e forse illudendosi) che le misure adottate e adottande potranno favorire anche la crescita interna (assolutamente improbabile, ma nessuno ha la sfera di cristallo e perciò ...).
2. Profilo economico-finanziario.
Nella conferenza stampa di fine anno del Premier Mario Monti sono state anticipate, sia pure sommariamente, le linee di intervento per l'immediato futuro che dovrebbero riguardare le liberalizzazioni, le semplificazioni, le infrastrutture, la giustizia civile, il mercato del lavoro, la riforma fiscale e la spesa pubblica: dunque "niente di nuovo sotto al sole" visto che da anni queste citazioni riempiono la bocca dei politici, le pagine dei giornali e i dibattiti nei talk show senza aver risolto ancora nulla. Parole: solo parole che danno tono e credibilità a chi le pronuncia e che illudono chi le ascolta, perché per trovare soluzioni adeguate bisogna prima di tutto conoscere ed avere sperimentato sulla propria i problemi della Gente comune, di Quella che tira avanti a fatica, di quella che è preoccupata di conservare il posto di lavoro o che, avendolo perduto, ne cerca un altro, di Quella che è preoccupata di come poter gestire o salvare o recuperare la propria attività d'impresa o professionale, di Quella che cerca uno sbocco nella vita senza avere risorse sufficienti, ...! Con tutto il rispetto, è difficile immaginare che possa conoscere e risolvere i problemi della Gente comune Chi ha la fortuna di vivere da lungo tempo in situazioni di rilevante agiatezza (per carità, magari anche guadagnate con sacrificio ed impegno) senza correre il rischio di non arrivare alla fine del mese per l'essenziale, senza correre il rischio di non poter sostenere l'impatto di una spesa straordinaria, senza correre il rischio di non riuscire ad ottenere il finanziamento per bypassare una situazione di congiuntura, senza correre il rischio di non riscuotere dai propri clienti nonostante il lavoro svolto ed i costi sostenuti, senza correre il rischio di dover sostenere indignitosi contraddittorii davanti agli uffici finanziari sordi anche alle evidenze perché debbono fare cassa.
In ogni caso, se può servire a qualcosa, nonostante le penalizzanti e recessive misure già adottate che vanno nella direzione opposta a quella sperata,
  • il comparto produttivo e professionale ha bisogno soltanto di sfoltimento delle procedure burocratiche e degli adempimenti amministrativi su tutti i livelli, di de-regolamentazione della selva ormai ingestibile delle normative vigenti e di facilitazioni fiscali (la pressione tributaria è insostenibile ed i rischi dipendenti dagli accertamenti basati su presunzioni legali o su inversioni dell'onere probatorio sono ingestibili) e finanziarie (il sostegno bancario in situazioni congiunturali è assolutamente indispensabile ed imprescindibile) in modo da restituire alle Persone operose ed intraprendenti il gusto e la passione per il proprio lavoro (oggi gravemente compromesso),
  • il comparto pubblico ha bisogno di una seria revisione dei costi con eliminazione degli sperperi, della responsabilizzazione diretta dei dirigenti e dei controllori o referenti politici e del coinvolgimento anche patrimoniale degli operatori di ogni livello per gli errori compiuti nell'esercizio delle varie attività proprie degli uffici periferici applicando il principio del "chi sbaglia, paga" come nel settore privato,
  • il comparto politico ha bisogno di una rilevante riduzione degli emolumenti diretti ed indiretti in modo da restituire al ruolo di parlamentare o di amministratore degli enti locali il carattere spiccatamente di servizio sottraendolo a quello di vero e proprio mestiere stabile e duraturo.

Nel frattempo, in attesa dei prossimi interventi, non resta che augurare a Tutti un Buon Anno 2012 confidando che la Sapienza possa illuminare i lavori di questo Governo tecnico e quelli dei nostri Politici.
Modilaut

venerdì 16 dicembre 2011

Una manovra ragionieristica per sviluppare povertà e sudditanza

Come un perfetto contabile il nuovo Governo ha fatto due conti: quant'è il debito, quanto serve, quante sono le risorse aggredibili e come avere tutto sotto controllo; dopodiché, con l'avallo di una politica ormai auto-esautoratasi per conclamata incapacità e de-responsabilizzata dalla inevitabilità di un esecutivo tecnico variamente giustificata (secondo il centro-sinistra, necessaria per tentare di rimediare ai danni del centro-destra; per il centro-destra, necessaria per assecondare le richieste dell'Europa) ha organizzato una raccolta forzosa nelle tasche degli Italiani (di "tutti" gli Italiani) proclamando "rigore, equità e sviluppo", illudendo che sarebbero stati coinvolti solo i più abbienti, enfatizzando l'alibi della lotta agli evasori e completando la costruzione di un sistema poliziesco e repressivo senza precedenti che travolgerà inevitabilmente tutti i Cittadini.
1) Prima di tutto i numeri. Il debito pubblico ammonta a 2.000 miliardi di Euro; le risorse degli Italiani calcolate dalla Banca d'Italia ammontano a 8.600 miliardi di Euro di cui 5.350 miliardi di euro di beni e 3.250 miliardi di euro di danaro liquido (per almeno un 30%) o variamente investito in strumenti finanziari (per il restante 70%). Le risorse perciò ci sono e sono tante, molte di più di quelle che servono, perché il Popolo si è arricchito per anni alle spalle dello Stato; basta prenderne un po' subito, monitorare minuziosamente tutte le altre e trovare il pretesto per andare a prendere il resto.
2) Poi i metodi. Per tenere quasi tutto sotto controllo basta fare in modo che siano "tracciate" quante più operazioni quotidiane possibili, confidando sulla (falsa) rassicurazione che la caccia verrà aperta contro i grandi evasori (che sono sempre gli altri, ai quali "ben gli sta" di dover pagare finalmente le tasse!): perciò, via all'ampliamento dei rapporti bancari (col duplice effetto di rendere visibili altre ricchezze e incrementare la raccolta per le gli operatori finanziari), via alla comunicazione periodica di tutte le operazioni finanziarie (in conto, extra-conto, pagamenti elettronici, telematici, virtuali, investimenti finanziari, ... e "chi più ne ha, ne metta"), via all'abbassamento a € 999,99 dei pagamenti in contanti, via allo "spesometro" ed al nuovo "redditometro" cosicché tutto dovrà avvenire alla luce del sole e nessuno potrà più nascondere niente.
3) Infine gli effetti. Tutti i dati di tutti i cittadini immagazzinati nell'enorme memoria dell'Anagrafe Tributaria verranno aggregati, disaggregati, manipolati, selezionati, incrociati, ... ed infine elaborati per ottenere un elenco di situazioni anomale agganciate a singoli specifici codici fiscali identificativi di ignari Contribuenti contro cui rivolgere l'azione di recupero da parte del Fisco; a quel punto i malcapitati (chiunque) dovranno spiegare e dimostrare documentalmente di essere stati fiscalmente leali a qualcuno che non avrà alcun interesse di capire (anzi, avrà l'interesse opposto di raggiungere un budget preventivamente assegnato e di partecipare ai vantaggi variamente derivanti dagli incentivi interni all'Amministrazione finanziaria) e dovranno obtorto collo lasciare sul campo una bella fetta dei loro risparmi (o addirittura indebitarsi per lo scopo) per pagare le tasse su ciò che non hanno guadagnato (ma il Fisco presume per legge che lo abbiano fatto) o per pagarsi un professionista che li dovrà difendere e per versare intanto una parte di quelle tasse (perché l'accertamento sarà immediatamente esecutivo per una parte dell'accertato) nella speranza sempre più labile che dopo uno, due o tre gradi di Giudizio avrà finalmente ragione (sic!).
"Rigore" (nel senso che sono stati fatti bene i conti?), "equità" (nel senso che tutto di tutti verrà indistintamente immagazzinato ed elaborato nel grande calderone di informazioni del Fisco e che molti di essi finiranno a turno nel medesimo "tritacarne fiscale"?) e "sviluppo" (nel senso che si amplierà ed aumenterà il gettito forzosamente e spesso ingiustamente recuperato a carico di una buona fetta di Contribuenti normali che d'improvviso si scopriranno ricchi evasori per presunzione di legge, subiranno l'umiliazione di spiegare inutilmente l'ovvio e pagheranno alla fine pesanti tasse, interessi e sanzioni?). 
Questo è solo un modo comodo, sbrigativo e veloce di racimolare risorse finanziarie con l'effetto di accelerare la recessione già in atto da tempo (qualcuno se n'è accorto solo adesso rilevando un -1,6% del PIL per il 2012, ma la Gente normale, quella che fatica a tirare avanti se ancora ci riesce, lo ha capito da almeno un paio di anni!):
- in primo luogo, tutti i danari in più sottratti ai Contribuenti per qualunque nuovo o maggiore pretesto di tassazione vengono definitivamente tolti dal circuito proficuo della spesa produttiva e cessano di produrre ricchezza (ogni volta infatti che il danaro viene speso, esce dalla tasca di un soggetto per diventare ricchezza nuova nelle tasche di un altro soggetto; tanto più velocemente si ripete questo passaggio, tanta più ricchezza si produce, tante più persone lavorano e producono reddito, tante più tasse può sperare di incassare lo Stato; se tale processo si riduce o, peggio, si interrompe, dilaga la povertà);
- in secondo luogo, enfatizzare l'utilizzo anti-evasione della enorme mole di dati raccolti con il monitoraggio delle spese, dei rapporti bancari e dei flussi finanziari e limitando l'utilizzo del contante terrorizza la Gente, frena l'impiego delle risorse finanziarie, ne scoraggia la circolazione e deprime la propensione alla spesa alimentando nel contempo (per chi ne ha poco) l'accumulo improduttivo "sotto il materasso" e (per chi ne ha tanto) il trasferimento occulto all'estero in paesi dove è possibile spenderlo liberamente, magari abbinandolo ai periodi di vacanza;
- in terzo luogo, l’oppressione fiscale e l’ossessione del controllo aumenta ancora di più il disprezzo dei contribuenti verso le istituzioni che appaiono sempre più prepotenti, vessatorie e invadenti, che non rispettano la sfera privata e più intima dei cittadini, che violano le libertà ed i diritti fondamentali dei cittadini e che con questi sistemi polizieschi finiranno per non ottenere mai la tanto auspicata fedeltà fiscale.
Nel frattempo però si sta preparando un grande esproprio di Stato in danno di tutti i Contribuenti la maggior parte dei quali si illude che saranno solo i grandi evasori ad essere colpiti e che perciò "il fine giustifica i mezzi". Poveri meschini! Intanto il "regime" (più germanico che italiano) consolida le sue radici e sarà presto impossibile recuperare la dignità perduta di Cittadini.
Modilaut

martedì 22 novembre 2011

Società in perdita triennale penalizzate dal Fisco.

Allo scopo di tentare di arginare fenomeni elusivi realizzati con lo schermo societario e disincentivare l'utilizzo dell'istituto societario per nascondere i patrimoni personali già da vari anni fa il Legislatore fiscale si è inventato un sistema in base al quale, applicando ad alcune voci dell'attivo patrimoniale (titoli di partecipazione e similari, immobili strumentali e altre immobilizzazioni) specifici coefficienti percentuali, arriva a determinare un reddito minimo imponibile da assoggettare comunque ad IRES ed IRAP (art. 30, commi 1-3, della L.724/1994) e a negare la fruizione del credito IVA (art. 30 c. 4 della stessa Legge). Con la manovra di ferragosto il Governo si è occupato ancora delle società di comodo elevando dal 27,50% al 38,00% l'aliquota dell'IRES sul reddito presunto (art. 2 c. 36-quinquies del D.L. 138/2011) ed ampliando la platea dei soggetti interessati con l'inserimento anche delle società in perdita per tre periodi d'imposta consecutivi (art. 2 c. 36-decies dello stesso Decreto). Si tratta ovviamente di tutti interventi diretti a scoraggiare o penalizzare situazioni al limite dell'abusività che però, nella generalizzazione, coinvolgono inevitabilmente anche società realmente operanti in temporanea difficoltà; per esse il sistema prevede un rimedio costituito dalla facoltà di presentare all'Amministrazione finanziaria un "interpello disapplicativo" (art. 30 c. 4-bis della L. 724/1994): si può perciò segnalare la specificità della propria situazione chiedendo di essere di volta in volta esclusa dall'applicazione del regime delle società di comodo. 
Da questo argomento, esposto in estrema sintesi, scaturiscono alcune riflessioni e considerazioni di natura politico-tributaria.
La prima questione (quella che forse risalta di più) riguarda l'inclusione nel regime delle società di comodo delle società in perdita per tre periodi d'imposta consecutivi: è infatti francamente assurdo ed inconcepibile introdurre una penalizzazione così grave proprio in un periodo in cui la crisi economico-finanziaria globale travolge quasi tutti i settori imprenditoriali, determina una recessione difficile da contenere, richiede l'impiego di risorse pre-esistenti, esige uno sforzo incredibile per mantenere in piedi le aziende e tentare di conservare le maestranze qualificate in attesa della ripresa ed espone inevitabilmente all'accumulo di reiterate perdite di esercizio! Il buon senso suggerirebbe di aiutare ed incoraggiare il sistema delle imprese e, se proprio questo non è possibile, almeno di non penalizzarlo ulteriormente e invece ...
La seconda questione riguarda la via di fuga dell'interpello disapplicativo offerta alle società che possono presentare di volta in volta alla Direzione Regionale dell'Agenzia delle Entrate una richiesta motivata e documentata di esclusione dal regime delle società di comodo (cfr. Ag. Entr., Circ. 32/E-2010): è infatti parimenti inconcepibile che la valutazione della fattispecie sia rimessa proprio alla stessa amministrazione che ha un interesse esattamente contrario a quello della società, che deve preoccuparsi di raggiungere il budget annuale assegnato dall'autorità centrale, che si avvale di personale anche dirigenziale assai poco incline ad assumersi la responsabilità di rinunciare al gettito e che è perciò tendenzialmente orientata a trovare il pretesto per non assecondare (salvo in casi eccezionalissimi) le esigenze dei contribuenti! Anche in questo caso il rimedio apprestato dal Legislatore è dunque deludente, scarsamente efficace e inutilmente praticabile.
La terza questione riguarda le presunzioni legali pro-Fisco che ormai hanno stravolto i principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico consentendo di ribaltare sui contribuenti il compito di dimostrare il contrario in spregio alla regola generale sull'onere della prova ("chi vuol far valere un diritto ... deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento" - art. 2697 c.c.): questa abitudine del Legislatore di facilitare sempre di più l'azione accertativa dell'Amministrazione finanziaria in danno dei contribuenti dimostra, in primo luogo, l'incapacità del sistema di scovare i veri disonesti fiscali con gli ordinari poteri investigativi e, in secondo luogo, il potenziamento della prepotenza oppressiva dell'istituzione verso i cittadini ormai divenuti sudditi inermi ed apatici. Per quanto riguarda infatti le società, è previsto l'utilizzo dei relativi modelli per consentire l'esercizio in forma collettiva di un'impresa allo scopo di ripartirne gli utili (art. 2247 c.c.), tant'è che per il puro godimento in forma collettiva dei beni si applicano le norme sulla comunione e non quelle sulle società (art. 2248 c.c.): ciò significa che, se viene costituita una società (formalmente) per esercitare una impresa e cioè "... un'attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi" (art. 2082 c.c.), ma (sostanzialmente) per rimanere nel tempo inattiva senza alcuna ragione oggettivamente impeditiva, si verifica un evidente abuso dello strumento societario, da accertare caso per caso con ogni conseguente effetto anche sul piano tributario; per raggiungere questo risultato l'utilizzo di criteri basati sull'applicazione di particolari coefficienti percentuali alle voci dell'attivo patrimoniale o sul pluriennale realizzo di perdite può servire a selezionare le posizioni da controllare, ma di certo non per inventare di sana pianta presunti redditi d'impresa insussistenti e sottoporli ad una tassazione maggiorata del 10,50% in più (l'aliquota del 38,00%, rispetto a quella ordinaria del 27,50%, è infatti maggiorata del +38,19%!). 
In conclusione, il regime delle società di comodo in generale e l'introduzione della nuova fattispecie delle società in perdita triennale costituiscono uno dei numerosi esempi di mala gestio del potere normativo volta a favorire il Fisco in danno dei contribuenti, colpevolizzando a priori tutti i contribuenti che si trovano in una determinata situazione di teorica anomalia (nella specie, società di comodo), ribaltando l'onere di provare il contrario sui malcapitati, illudendoli di poter sfuggire al regime speciale per le vie brevi con l'interpello disapplicativo discrezionalmente rimesso alla Stessa Amministrazione portatrice di un interesse diametralmente opposto, costringendoli, in caso di diniego, a dover intraprendere immediatamente l'iter contenzioso davanti alla Commissione Tributaria competente (cfr. C. Cass., Sent. 8663/2011) ed esponendoli intanto all'obbligo di pagare ugualmente i gravosi tributi con animo di ripetizione all'esito del Giudizio (magari protrattosi per tre gradi con conseguente sostenimento dei relativi costi di difesa); una penalizzazione nel complesso estremamente gravosa!
Nel delineato contesto, pur essendo giusto l'obiettivo di scovare i profittatori per assoggettarli a tassazione, il metodo continua ad essere sbagliato: si spara nel mucchio per tentare di colpire chi lo merita, ma le vittime non si contano e i danni che ne conseguono finiscono per superare i vantaggi sperati. Serve perciò un cambiamento radicale che restituisca ad ognuno il ruolo, le prerogative e le garanzie che competono in uno Stato di diritto rispettoso della dignità e del valore dei Suoi Cittadini!
Modilaut

mercoledì 16 novembre 2011

Patrimoniale o ICI sulla prima casa? Questo sarà il dilemma!

Infervorarsi sulla possibilità che venga introdotta una "patrimoniale" sui valori (immobiliari, mobiliari, finanziari, ...) posseduti dagli Italiani come se fosse chissà quale novità significa volersi nascondere la realtà; siamo infatti già sottoposti da tempo a tributi di vario genere che, nella sostanza, hanno quella natura: ad esempio, per citare i più noti e diffusi, l'ICI che grava sul possesso dei beni immobili di qualunque genere (per ora fa eccezione solo la prima casa) (art. 1 del D.Lgs. 504/1992), le Imposte di Bollo recentemente aumentate e rimodulate sulle comunicazioni degli intermediari finanziari (banche, poste, ...) riguardanti i depositi di titoli dei risparmiatori (art. 23 c. 7 del D.L. 98/2011), l'IRPEF sui redditi fondiari "virtuali" che si deve assolvere anche se sfitti (dunque improduttivi di qualunque arricchimento) (artt. 25 ss. del D.P.R. 917/1986), la TARSU che si applica anche sulle superfici coperte e scoperte libere oggettivamente improduttive di rifiuti (art. 62 del D.Lgs. 507/1993), .... Si tratta di tanti prelievi di carattere tributario imposti a tutti i Cittadini per il solo fatto che possiedono quel tipo di beni, anche se non conseguono alcun reddito, anche se sono il frutto di anni di sacrifici o di risparmi derivanti dal conseguimento di redditi già tassati, anche se sono stati semplicmente ereditati o ricevuti in donazione ... e nessuno ha mai protestato!
Certo è che ipotizzare oggi un ritorno dell'ICI sulla prima casa è un motivo di preoccupazione in più per i tanti Italiani che vanno avanti con fatica e che magari non riescono ad arrivare a fine mese: in un momento in cui i guadagni si riducono o addirittura vengono a mancare, il costo della vita e del mantenimento di una famiglia aumenta sensibilmente, i risparmi si assottigliano, i finanziamenti sono difficilissimi da ottenere, le prospettive per il futuro (almeno quello più prossimo) non rassicurano, un ulteriore prelievo anche solo di qualche centinaio di euro potrebbe avere effetti piuttosto pesanti; se poi si considera che saranno rivalutate anche le rendite catastali (forse un +25%?) sui cui si calcola la relativa base imponibile, il prelievo è destinato a lievitare in brevissimo tempo.
Per quanto riguarda la patrimoniale a carico dei ricchi invece, siccome dovrebbe riguardare grandi valori, come al solito si pensa che la questione riguardi solo gli altri e pochi eletti, trascurando il fatto che possedere delle ricchezze mobiliari o immobiliari non è affatto sinonimo di evasione tributaria o accumulo illecito; anzi, fino a prova contraria, si dovrebbe ritenere che ognuno possiede il frutto di leciti e legittimi guadagni che hanno già scontato la tassazione cd. redistributiva, assolvendo con ciò al proprio dovere di solidarietà sociale (art. 2 Cost.) e pertanto qualsiasi ulteriore prelievo forzoso è sostanzialmente ingiusto. L'introduzione di una patrimoniale, così come da più parti adombrata, sembra dunque piuttosto assumere i connotati di una tassa basata sull'invidia o, cosa ancor più grave, una tassa basata sulla presunzione di pregressa evasione: chi possiede tanto non può essere che l'ha accumulato virtuosamente, per cui la patrimoniale rappresenta una sorta di parziale restituzione; il ché sarebbe (anzi, è) palesemente iniquo e inaccettabile. Oltretutto, bisogna considerare che, stando alle statistiche, in Italia la ricchezza significativa sarebbe concentrata in una quota di popolazione piuttosto bassa (intorno al 10%); l'introduzione di una patrimoniale potrebbe dunque avvenire solo in due modi: accentuando l'importo del prelievo o abbassando il limite di applicabilità; siccome è impensabile che la tassazione assuma consistenze espropriative (non è detto infatti che chi possiede il patrimonio abbia necessariamente anche la liquidità per fronteggiare l'esborso, né può essere costretto a vendere una parte delle proprie ricchezze per assolvere all'obbligo tributario specie in un periodo in cui le contrattazioni sono ridotte all'osso ed avvengono al ribasso), è inevitabile che la soglia si dovrà abbassare fino a ricomprendervi una larga fetta di popolazione, inclusa quella che oggi esulta per la patrimoniale sui ricchi.
Entrambe le ipotesi sono perciò da scartare con irremovibile fermezza perché sottraggono risorse essenziali ed importanti per lo sviluppo dell'Italia, destinandole al ripianamento (ipotetico) di un debito pubblico esagerato che è destinato a permanere immutato fintantoché non torna a crescere il prodotto interno lordo ed il gettito ad esso collegato: la nostra economia è basata sugli scambi, cresce se aumenta la spesa per gli investimenti e per i consumi, presuppone che la Gente lavori, guadagni ed utilizzi quei danari sia per incrementare i depositi in banca da trasformare in servizi di finanziamento a sostegno dell'intraprendenza, sia per alimentare i consumi interni che producono ricchezza ad ogni passaggio. In questo processo, ogni risorsa in più inghiottita dal buco nero dell'apparato statale esaurisce la sua funzione principale, non produce più ricchezza, deprime l'operosità e la voglia di lavorare e provoca povertà su povertà. 
Identico effetto, in momenti di grave recessione come quello attuale, lo provoca l'ossessionante ingerenza del Fisco nella sfera economico-patrimoniale-finanziaria dei Contribuenti con la fissazione di limiti assurdi all'utilizzo del danaro contante, con il monitoraggio delle varie spese sostenute (polizze assicurative, acquisti immobiliari, ristrutturazioni o manutenzioni straordinarie, utenze energetiche e telefoniche, frequenze scolastiche, viaggi, investimenti in titoli, carte di credito, ...), con l'intrusione nei rapporti bancari e finanziari di qualunque genere, con l'utilizzo a fini accertativi di ricostruzioni di presunti imponibili fiscali basati su pretenziose elaborazioni matematico-statistiche (studi di settore e redditometro), con la sistematica introduzione di presunzioni legali a favore dell'Erario che impongono ai malcapitati la prova contraria (spesso impossibile da offrire).
In conclusione, esiste un solo sistema per favorire lo sviluppo dell'Italia nella difficile situazione attuale: bloccare la pressione fiscale ed accantonare qualunque proposito di ulteriore tassazione, liberare le risorse finanziarie esistenti incentivando l'impiego del danaro in tutte le sue forme ed applicazioni lecite, facilitare e premiare l'intraprendenza e l'operosità della Gente retituendogli il gusto per il proprio lavoro, cessare immediatamente la campagna mediatica ossessionante contro l'evasione tributaria, svolgere le attività di controllo fiscale in modo serio, mirato e rispettoso della situazione e della dignità dei Contribuenti ricercando e ricostruendo materia imponibile vera ed effettiva e non basata su presunzioni legali assurde ed inaccettabili per raggiungere il budget accertativo annualmente assegnato.
Modilaut

sabato 8 ottobre 2011

La "Repubblica degli struzzi" malata di ipertensione fiscale

Non sarà una "Repubblica delle banane" (come dice l'On. Calderoli), ma è di certo una "Repubblica degli struzzi" che cercano nel buio con la testa infilata sotto la sabbia e non si vogliono rendere conto che il problema principale di questa nostra Italia è il Fisco prepotente, ossessivo, oppressivo, prevaricatore ed irrispettoso della dignità dei Cittadini
Sull'enfasi della lotta all'evasione, propagandata come il male supremo del nostro Paese di proporzioni enormi (stimate non si sa come) e sostanzialmente costanti nel tempo (sono anni che il volume del sommerso viene indicato in 250 Miliardi di Euro a cui corrisponderebbe una evasione di imposte di 125-150 Miliari di Euro), è stata ingenerata nell'opinione pubblica la convinzione che servisse un potenziamento dei poteri di indagine di accertamento e di riscossione dell'Amministrazione finanziaria sull'illusione che i malfattori da colpire fossero solo le Imprese e i Lavoratori Autonomi: chissenefrega se il Fisco si può avvalere di assurde presunzioni legali che scaricano sui Contribuenti l'onere di dimostrare il contrario (spesso impossibile da adempiere), tanto sono sempre gli Altri e sempre gli Autonomi che evadono i tributi e quindi ben gli sta'
Poi però, pian piano, la Gente si è accorta che questa lotta all'evasione sempre più accanita riguarda tutti i Cittadini, che bisogna stare attento a quanto si spende e a come si spende il proprio denaro, che anche i risparmi e le risorse finanziarie depositate in banca o alle poste o investite in titoli o in polizze alimentano il sospetto di evasione, che chi ha avuto la sfortuna di doversi relazionare con gli Uffici finanziari ne è uscito con le ossa rotte perché alla fine ha dovuto comunque pagare "qualcosa" all'Erario e pagarsi il consulente ed è iniziata a diffondersi una giusta sia pur tardiva preoccupazione ad ogni livello sociale aggravata oltretutto da una grave crisi economica di proporzioni mondiali. 
Risultato? Da quando nel 2007, a seguito dei noti Decreti Visco-Bersani, è iniziata la caccia alle imprese edili e a tutto l'indotto che ha coinvolto anche gli acquirenti  e che ha dato forte impulso alle indagini sui conti bancari, legittimando vere e proprie scorribande nelle posizioni dei Contribuenti ed alimentando volumi di presunti maggiori redditi esagerati, sproporzionati ed irreali basati per lo più sulla oggettiva impossibilità di difendersi, la Gente si è spaventata ed ha cominciato a non fare più investimenti ed a ridurre sensibilmente la spesa per i consumi, aggravando ancor più la crisi del mercato già in atto, e chi può sta portando valigette di soldi all'estero dove esistono banche che assicurano la riservatezza e che hanno perfino esaurito le cassette di sicurezza disponibili.
Esistono rilevanti risorse finanziarie congelate che non vengono impiegate per paura di finire sotto la lente del Fisco, perché ormai hanno capito tutti che si sta organizzando un vero e proprio esproprio di stato in danno dei risparmi dei Cittadini, senza più distinzione di starti sociali: spesometro, redditometro, rapporti bancari, operazioni extraconto, studi di settore, telematizzazione delle procedure, informatizzazione delle banche dati sempre più cariche di dati personali, ... coinvolgeranno e travolgeranno tutti e consentiranno allo Stato di poter rastrellare, anche indebitamente e con metodi a dir poco medioevali da caccia alle streghe, quello che gli serve per ridurre il debito pubblico, tendere al pareggio di bilancio e mantenere gli sperperi, gli sprechi, i privilegi e i costi esagerati degli apparati istituzionali. E' tutto estremamente facile perché il Governo indica all'Agenzia delle Entrate un determinato budget di recuperi d'imposta, promettendo incentivi agli operatori dei vari Uffici finanziari periferici; Equitalia deve riscuotere le somme anche ingiustamente accertate minacciando fermi auto, ipoteche e pignoramenti ovunque risulti qualcosa da aggredire e la Giustizia tributaria (che verrà riformata completamente introducendo Magistrati in carriera pagati con le risorse recuperate dal Fisco e dunque sostanzialmente dipendenti dell'Erario) sarà indirizzata a dar torto ai Contribuenti (come già sta facendo da alcuni anni la Sezione Tributaria della Corte di Cassazione in barba alla imparzialità ed alla indipendenza delle sue funzioni).
Nel delineato contesto, per tentare di emergere dalla situazione certamente difficile in cui il Paese si trova, è necessario prioritariamente liberare le risorse esistenti: il danaro che non viene speso per paura di suscitare le attenzioni del Fisco di cui nessuno si fida più non produce ricchezza per nessuno, rallenta i consumi, deprime il sistema produttivo, provoca disoccupazione ed impoverisce sempre di più la Nazione ed i Suoi Cittadini. Bisogna entrare immediatamente in una fase di tregua fiscale, rassicurare la Gente che non deve temere di spendere i propri danari, ridisegnare il sistema fiscale che si deve basare sulla contrapposizione degli interessi tra le parti in modo che l'uno si possa giovare del documento fiscale emesso dall'altro e sulla detassazione dei redditi derivanti dal lavoro in senso lato (dipendente, autonomo e d'impresa) perché è intollerabile che una Repubblica fondata sul lavoro non abbia una normazione premiale nei confronti delle Persone che vivono del proprio Lavoro e che per questo rivendicano il diritto al gusto ed alla passione per il loro lavoro.
Queste sono le soluzioni immediate ed improcrastinabili da perseguire con l'imminente decreto sullo sviluppo del Paese. Per capirlo i nostri Governanti e i nostri Politici dovrebbero però togliere la testa dalla sabbia, dimenticarsi per un momento della loro posizione di immeritato privilegio, guardarsi intorno e magari, in un impulso di umiltà, informarsi dalla Gente che tribola tutti i giorni e che merita di essere ascoltata.
Modilaut

martedì 6 settembre 2011

Terrorismo fiscale liberticida.

Gli emendamenti alla Manovra di Ferragosto (D.L. 138/2011) che quotidianamente si susseguono in un assurdo carosello di modifiche, innovazioni, ritrattazioni e bizzarrie di qualunque genere francamente disorientano tutti e dimostrano sempre di più la confusione mentale e politica in cui operano il Governo e quelli che dovrebbero essere i migliori cervelli del nostro Paese. In questo contesto emergono solo due certezze, peraltro mortificanti per i Cittadini: si sta facendo del vero e proprio terrorismo normativo sia attraverso l’inasprimento smodato e preoccupante dell’ambito penale tributario, sia attraverso la minaccia di devastanti accertamenti fiscali sulla base del potenziamento delle indagini finanziarie e degli altri strumenti accertativi. Il risultato sarà un incontrollato ampliamento della criminalizzazione di larghe categorie di Contribuenti stritolati dall’applicazione delle più sofisticate e generalizzate presunzioni legali (redditometro, spesometro, studi di settore, numero dei rapporti di tipo finanziario, disponibilità patrimoniali di qualunque genere, versamenti e prelevamenti bancari, …), umiliati dall’essere considerati evasori fino a prova contraria, vessati da un’azione dell’Amministrazione finanziaria prevaricante e prepotente che “dovrà” recuperare volumi di supposta evasione stabilita a tavolino dai burocrati di Stato ed ingiustamente depauperati in nome di una sconsiderata lotta al sommerso che troppo spesso finisce per tassare redditi inventati ed irreali anche in barba al principio della capacità contributiva. L’esperienza quotidiana di chi tratta la materia docet.
Tutto questo accade in un contesto in cui si propina un ipocrita spirito liberista che vorrebbe cambiare l’art. 41 Cost. per consacrare il principio secondo cui tutto diventerebbe lecito ad eccezione di ciò che la Legge espressamente vieta! Il proclama ha il sapore della beffa se si pensa, ad esempio, alla limitazione dell’uso del danaro contante per evitare di violare le norme antiriciclaggio, alla limitazione della possibilità di conseguire risparmi fiscali in modo lecito per evitare di incorrere nelle ipotesi elusive, alla limitazione di scegliere gli strumenti contrattuali ritenuti più adatti allo scopo la soluzione fiscalmente più conveniente per evitare di finire nella rete dell’abuso di diritto, … Ma di quale liberismo si tratta? Questo contesto ossessivo ed ossessionante evoca piuttosto quello in cui si trovavano i sudditi del Principe Giovanni sottoposti alla prepotenza dello sceriffo di Nottingham con la differenza che manca un Robin Hood su cui sperare!
Se davvero la situazione è così grave e preoccupante e se davvero il volume dell’evasione in Italia si attesta intorno ai 270 miliardi di Euro di materia imponibile sottratta a tassazione con una perdita erariale stimata il 125 miliardi di Euro non esiste altra possibilità che far girare quel fiume di danaro all’interno dell’Italia in modo da renderlo volano di ricchezza per tutti: in questo momento è necessario liberare le risorse, incoraggiarne l’impiego, facilitarne la spesa, allentare lo spauracchio degli accertamenti fiscali da redditometro, spesometro, studi di settore e indagini finanziarie ed evitare di tentare di pareggiare i bilanci dello Stato con una improbabile previsione di entrata derivante dalla lotta all’evasione che serve solo a coprire demagogicamente gli incredibili sprechi dell’apparato dello Stato. 
Con un po’ di misurata saggezza si potrebbero poi ottenere anche buoni risultati sotto il profilo della fedeltà fiscale creando finalmente (magari gradualmente) le condizioni per confidare sul contrasto di interessi fra gli stessi Contribuenti. Ad esempio, possono esistere due modi per indirizzare verso l’impiego dei sistemi di pagamento cd. “tracciati” che possono far emergere il sommerso: uno è quello di vietare o limitare quantitativamente l’utilizzo del danaro contante (come ha fatto il Governo); l’altro è quello di consentire la deduzione anche solo parziale delle spese sostenute con moneta elettronica (carte di credito, carte prepagate, pago-bancomat), con assegni bancari o circolari non trasferibili e con bonifici bancari.
In una economia stagnante o recessiva non si può colpire chi spende il proprio danaro perché è proprio così che si alimentano gli scambi commerciali, si dinamizza il mercato, si produce ricchezza e si creano posti di lavoro; i controlli da parte del Fisco ovviamente vanno eseguiti, ma non si può enfatizzare strumentalmente e demagogicamente la stima del risultato della lotta all’evasione brandendo l’arma degli accertamenti fiscali basati prevalentemente su mere presunzioni legali per illudere i Cittadini e terrorizzare i Contribuenti che potrebbero spendere le loro risorse a vantaggio di tutti! Così come non si può aggravare il sistema penale tributario quando la maggior parte degli accertamenti fiscali si basa su presunzioni legali, la formazione tributaria e giunta a livelli di complicazione, equivocità e farraginosità intollerabili, i Tribunali sono sovraccarichi di procedimenti penali al punto da rendere inevitabile derubricare numerose ipotesi di reato ad illecito amministrativo, le carceri scoppiano e servono nuovi provvedimenti di clemenza per evitare un sovraffollamento disumano.
La manovra finanziaria in atto deve perciò evolvere in tutt’altra direzione perché le notizie che giungono dal Governo destano solo allarme, sfiducia e ribellione e non sono adatte a risolvere né i problemi interni, né quelli internazionali.
Modilaut

venerdì 5 agosto 2011

Il fascino del "contante" ammalia anche il Ministro delle Finanze

In relazione al rapporto locatizio o sub-locatizio o co-locatizio che ha coinvolto il Ministro Giulio Tremonti e l'On. Marco Milanese (il primo corrispondeva al secondo, settimanalmente pare, l'importo di € 1.000,00 in contanti senza che ciò potesse giustificare il sospetto di pagamenti in nero o di altre pratiche non lecite, nel merito delle quali si soprassiede perché sono solo fatti Loro), sorprendono non poco le spiegazioni pubbliche: il Ministro guadagna talmente tanto con la Sua attività che non ha bisogno di sottrarre risorse al Fisco ed ha così tanti problemi da affrontare nella complessa situazione italiana che non poteva preoccuparsi anche di gestire diversamente il rapporto con l'On. Milanese.
Innanzitutto, chi guadagna tanto, non per questo può essere considerato scevro dalla tentazione di imboscare quel che può al Fisco; inoltre la ricchezza non è di per sé tale da escludere a priori la propensione ad evadere le tasse. In ogni caso, sorprende non poco che con tutte le grane istituzionali da risolvere il Ministro si doveva  preoccupare anche di procurarsi settimanalmente l'importo di € 1.000,00 in contanti da consegnare nelle mani del'On. Milanese, quando sarebbe stato assai più facile disporre a suo favore un bonifico bancario permanente! Ma non è neppure questo il profilo più irritante, perché ognuno usa le proprie risorse come meglio crede.
Ciò che veramente fa saltare i nervi è ben altro: è la diffusa tendenza dello Stato a scoraggiare l'impiego del danaro contante fino al punto di avallare l'uso indiscriminato di una norma fiscale in base alla quale, in caso di indagini finanziarie, i prelevamenti in contanti dai conti bancari o postali, quale che ne sia l'importo, si considerano ricavi o compensi da tassare quando il Contribuente non è in grado di giustificarne l'impiego indicando i beneficiari e, secondo le consuete pretese degli Uffici finanziari, fornendo la relativa dimostrazione documentale  (art. 32 c. 1 n. 2 del D.P.R. 600/1973); ciò significa che il Contribuente non può liberamente disporre del danaro legittimamente guadagnato se non attraverso operazioni tracciabili (assegni, bonifici bancari, carte di credito, carte pre-pagate, pago-bancomat) perché altrimenti il Fisco applica nei Suoi confronti la presunzione legale di ricavo o compenso, calcola sul relativo importo l'IRPEF e le relative Addizionali Comunale e Regionale ed irroga le corrispondenti sanzioni amministrative pecuniarie (dal 100% al 200% dei tributi presunti evasi)! Ne conseguono recuperi a tassazione completamente inventati, palesemente ingiusti ed estremamente elevati, per contrastare i quali i Contribuenti hanno ben poche chanches e sono costretti a subire veri e propri soprusi da "abuso legittimo di presunzione legale" (sembra un controsenso, ma purtroppo è proprio così!).
Nella bozza del Decreto Legge relativo alla Manovra estiva diffusa nei primissimi giorni di Luglio era stato stabilito che <<all’art. 32 del Decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, nel primo comma, n. 2), le parole “i prelevamenti o” sono eliminate>> (art. 16). Finalmente! era stato finalmente rimosso un gravissimo sopruso normativo. Manco per niente: l'abrogazione è durata solo lo spazio di appena qualche giorno, perché già nella stesura definitiva sottoposta al vaglio del Capo dello Stato prima del varo era già sparita. Evidentemente qualcuno aveva fatto due conti ed aveva stimato che quella giusta abrogazione avrebbe comportato una perdita di gettito da accertamento bancario troppo elevata e perciò è stata rimossa. Così gli Uffici finanziari potranno continuare ad approfittare di quella vera e propria “gallina dalle uova d’oro in barba ai diritti fondamentali dei Contribuenti che debbono stare attenti a non prelevare i contanti e dunque ad evitare di usarne per effettuare i propri pagamenti.
Poi si viene a sapere che proprio il Ministro delle Finanze On. Giulio Tremonti, paladino della conservazione e della applicazione di quella assurda presunzione legale (prelevamenti in contanti = ricavi/compensi), si è procurato sistematicamente € 1.000,00 in contanti, con cadenza settimanale, da passare brevi manu al Suo amico On. Marco Milanese per pagarGli non si sa bene che cosa ... e qui sorgono tanti interrogativi irrisolti. Il Ministro prelevava settimanalmente dai propri conti bancari € 1.000,00 in contanti? Oppure prelevava di volta in volta l'intera somma in contante necessaria per avere la provvista del mese (mediamente € 4.000,00)? Oppure ancora prelevava migliaia e migliaia di euro in contanti da cui estrarre di volta in volta il danaro necessario per i vari pagamenti richiesti da un tenore i vita molto elevato rapportato ai lauti guadagni (in tal caso, avrebbero dovuto essere state inoltrate le segnalazioni antiriciclaggio all'autorità competente)? Si premurava di ottenere e conservare i vari documenti comprovanti l'utilizzo del contante di volta in volta impiegato per le spese personali? Vista la risonanza pubblica delle operazioni per contanti effettuate dal Ministro, l'Agenzia delle Entrate ha attivato nei confronti Suoi e dei Suoi familiari le consuete indagini finanziarie che angosciano e derubano i tanti malcapitati Contribuenti privi di Santi protettori e colpevoli per presunzione assoluta di essere evasori fino a prova contraria?
I Cittadini italiani, vessati da un Fisco oppressivo e ossessivo e sottoposti a metodi accertativi medievali, attendono risposte esaurienti e si augurano che anche il Ministro On. Giulio Tremonti, dichiaratosi solo un "ingenuo" ma non un "evasore", possa sperimentare le conseguenze di una presunzione legale assurda, ingiusta ed incivile (prelevamenti = ricavi/compensi da tassare), nonché lesiva dei fondamentali diritti di libertà fra i quali l'impiego lecito del danaro contante (a norma dell'art. 693 c.p. chi rifiuta di riceverlo in pagamento commette un illecito sanzionabile!), applicata nei confronti di tanti Contribuenti che in assoluta buona fede ne fanno un uso quotidiano.
Modilaut