mercoledì 29 ottobre 2014

Legge di Stabilità: per il Ministro Padoan bisogna evitare il quarto anno di recessione; per il Premier Renzi la ripresa a primavera 2015


Ogni volta i soliti ritornelli che fanno sperare per il meglio e che invece restano solo proclami formali.
La Legge di Stabilità predisposta dal Governo Renzi contiene spunti positivi, ma continua a non cogliere nel segno; contiene certamente misure interessanti per le imprese (come la deduciblità dall’IRAP del costo per il lavoro dipendente, il congelamento dei contributi previdenziali per i primi tre anni dall’assunzione a tempo indeterminato, …) e per i cittadini (la stabilizzazione degli 80 al mese per le fasce economicamente più deboli e l’aiuto di 80,00 al mese per i nuovi nati, la proroga delle detrazioni per i lavori straordinari, …), ma saranno misure oggettivamente poco o nulla efficaci per la ripresa economica.
Il vero problema è che bisogna far tornare a circolare il danaro, liberando la gente dalla paura di spendere: solo un nuovo impulso ai consumi interni potrà indurre le imprese a produrre di più e dunque ad assumere personale; diversamente, continuerà inesorabile la strage dei fallimenti e delle cessazioni di attività con conseguente aumento degli inoccupati, dei disoccupati e della povertà. E’ talmente evidente che è impossibile non capirlo!
 Ormai non esiste più alcuna operazione di tipo mobiliare che non venga bersagliata e falcidiata dal Fisco: l’Agenzia delle Entrate interviene, prima, con un accertamento di maggior valore (rispetto al prezzo indicato nell’atto) in capo a venditore e acquirente ai fini delle Imposte di Registro e Ipo-Catastali inducendoli a trovare un accordo in sede di adesione con una riduzione concordata e, poi, con l’accertamento di una corrispondente plusvalenza in capo al venditore ai fini dell’IRPEF, in ciò spalleggiata da una  sconsiderata Giurisprudenza della Corte di Cassazione che fa scempio dei più elementari principi di diritto in materia tributaria pur di favorire gli Uffici finanziari.
Guai ad acquistare una autovettura nuova di medio-alta cilindrata (per carità se si tratta di un suv o simili!) perché si finisce subito nella rete del redditometro o dello spesometro cui consegue lo squallore di doversi andare a giustificare davanti a qualcuno dell’Ufficio finanziario fermamente convinto di avere a che fare con un incallito evasore e normalmente ostile ad accettare qualunque tipo di giustificazione.
Chi ha avuto la sventura di effettuare lavori straordinari sugli immobili (ristrutturazioni o riqualificazioni energetiche) usufruendo delle corrispondenti appetibili detrazioni fiscali ha sfiorato vere e proprie crisi di nervi nel dover, da un lato, fornire all’Ufficio finanziario tutto il complicato carteggio per tentare di evitare il recupero dell’agevolazione (c’è sempre un maledetto pezzo di carta che manca o che è incompleto o una firma non idonea o un dato incompleto o …) e, dall’altro, avendo autodenunciato una spesa importante attraverso la fruizione della detrazione fiscale, dovrà andare a spiegare dove ha trovato il danaro necessario, quando lo ha guadagnato, quando lo ha tassato e via discorrendo, il tutto sempre davanti a qualcuno dell’Ufficio finanziario che non ha alcun interesse ad archiviare la pratica (anzi, ha quello opposto ad accertare sempre e comunque per adempiere alla mission di incrementare le entrate erariali!).
Qualunque impresa che ha sponsorizzato enti o associazioni meritoriamente dedite alla aggregazione di tanti giovani (ragazzini, adolescenti, universitari, …) e meno giovani (circoli anziani, bocciofile, …) approfittando delle specifiche norme rassicuranti che ne consentivano la deduzione del relativo costo maledice il giorno in cui ha ceduto alla tentazione di intervenire a favore del cd. “sociale”, perché ha dovuto restituire i tributi risparmiati con tanto di interessi e pesantissime sanzioni e certamente non fornirà più il suo prezioso sostegno.
Sono solo alcuni degli esempi (se ne potrebbero proporre centinaia) che evidenziano quale sia l’attuale contesto piratesco che spaventa la gente e frena qualunque propensione alla spesa; se a questo si aggiunge lo spavento per le incertezze del futuro e la preoccupazione di non sapere come campare il giorno dopo se dovesse venire a mancare il lavoro o se sorgesse la necessità di far fronte ad una spesa straordinaria o se dovesse insorgere un problema di salute serio … ben si comprende perché  è assolutamente impensabile una inversione di tendenza della grave recessione in atto con le misure previste nella Legge di Stabilità.
Altri sono i rimedi che debbono essere adottati per far ripartire l’economia: bisogna restituire agli Italiani un po’ di fiducia nel futuro e un po’ di gioia di vivere (nessuno ride più! Questo Popolo è depresso e sconsolato!); bisogna invertire questa tendenza repressiva ed ossessionante; bisogna fare in modo che i proclami della nuova Direttrice dell’Agenzia delle Entrate di voler instaurare un nuovo rapporto fra il Fisco e i Contribuenti si concretizzino in misure che limitino o comunque circoscrivano normativamente l’intrusività del Fisco e la discrezionalità troppo spesso vessatoria degli strumenti a disposizione degli Uffici finanziari (premiali per chi li usa e gravemente penalizzanti per chi li subisce); bisogna che si stabiliscano punti fermi e chiari a cui tutti possano fare riferimento senza più correre il rischio di maldestri interventi accertativi finalizzati unicamente ad arricchire le casse dello Stato.
In conclusione, bisogna che l’intero apparato normativo sia riformato spazzando via l’attuale presupposto fuorviante che gli Italiani sono un Popolo di evasori da perseguitare e reprimere, perché la stragrande maggioranza è formata sono Persone per bene, operose e rispettabili che hanno perduto la dignità di Cittadini e si trovano a sopportare ingiustamente l’onta di essere degenerati a sudditi.
Modilaut

venerdì 19 settembre 2014

LA RIPRESA ECONOMICA NEL 2015?



Sorprende non poco che i nostri politici e governanti si entusiasmino così facilmente di fronte all’illusione di un apparente segnale di ripresa e poi si meraviglino che i dati smentiscono le loro previsioni: basterebbe che scendessero fra la Gente per capire quale è la situazione reale e come intervenire per invertire la tendenza; … ma sono troppo saldamente incollati alle loro teorie e convinzioni personali. Sic!

E’ già da qualche anno che sistematicamente il Premier o Ministro di turno rassicurano sulla imminente ripresa dal prossimo trimestre o semestre o anno e puntualmente arriva la smentita! … Ma la Gente lo sapeva già, senza bisogno di complicati calcoli economico-finanziari.

Gutta cavat lapidem” e perciò giova ripetersi. C’è solo un modo per uscire da questo tunnel: far ripartire i consumi interni (le esportazioni pare resistano) con misure non più rinviabili per far tornare a circolare il danaro, allentando gli inconcepibili divieti (il limite per il contante è di € 1.000,00) e allontanando la paura degli accertamenti fiscali incontrollati e sconsiderati: non è concepibile che, da un lato, si introducano incentivi per auto, elettrodomestici, arredi, ristrutturazioni edilizie, riqualificazioni energetiche, investimenti immobiliari e, dall’altra parte, si espongano i contribuenti al rischio incontrollato di spesometro, redditometro, studi di settore, ecc. … enfatizzando l’invio di 75.000 lettere chi ha sostenuto spese superiori al reddito dichiarato! Non c’è solo la pressione fiscale esagerata, ma c’è anche una oppressione fiscale intollerabile nella fase accertativa!

Chi ha dimestichezza con la materia tributaria sa bene come funziona realmente il rapporto col Fisco: non conta pressoché nulla la storia reddituale dei contribuenti e la loro capacità contributiva effettiva, spesso giustificabile con le risorse finanziarie disponibili accantonate negli anni (anche con sacrificio) o ereditate; gli Uffici finanziari sono animati dal luogo comune che i contribuenti sono tutti evasori, si considerano paladini della lotta all’evasione, hanno l’esigenza di raggiungere il budget assegnato e godono dei trattamenti economici incentivanti su quello che accertano e su quello che riscuotono. In questo contesto le giustificazioni anche documentate dei contribuenti hanno sempre qualcosa che non va ed espongono inevitabilmente a prelievi anche ingiusti; rivolgersi al Giudice può costare infatti assai caro (oltre alla salata tassa di ingresso “contributo unificato”, va intanto pagata una parte della pretesa col criterio del solve et repete!) e non sempre si ha la forza o il coraggio di resistere.

E’ perciò indispensabile e non più rinviabile che si allenti immediatamente l’alta tensione nei rapporti fra il Fisco e i contribuenti, che si apra una fase di tregua fiscale per restituire alla Gente la libertà e il gusto di spendere (meglio € 100 utilizzati per fare acquisti che pretesi dal Fisco!), che si cancellino dalle norme tributarie le varie presunzioni legali gravemente responsabili della sottrazione di ingenti risorse dalle tasche dei contribuenti e del grave deterioramento nei loro rapporti col Fisco; volenti o nolenti, si debbono introdurre meccanismi adeguati per liberare le risorse finanziarie ferme sotto i materassi o all’estero facilitandone la reintroduzione nel sistema finanziario interno e favorendo la circolazione del danaro. Solo se ripartirà la spesa interna, ricominceranno i consumi: le imprese aumenteranno la produzione, serviranno più lavoratori, salirà l’occupazione, aumenteranno i redditi prodotti e le entrate tributarie, si ridurranno i costi del welfare e ripartirà la crescita economica tanto agognate. Riduzione della pressione fiscale, semplificazione amministrativa e burocratica e tagli alla spesa pubblica improduttiva ne accentueranno gli effetti positivi.

Anche con bonus o inventivi vari la Gente non spende quando ha paura, le imprese non assumono quando non hanno di che produrre, gli investimenti non si fanno quando mancano le prospettive ed espongono ad oneri permanenti gravosi ed imprevedibili, l’intraprendenza delle persone operose è repressa quando viene perseguitata come sintomo di evasione fiscale.

Serve una svolta vera: basta con le minacce estorsive e con le prepotenze fiscali del Fisco predatore!
Modilaut

SEQUESTRO PENALE PREVENTIVO FINALIZZATO ALLA CONFISCA PER PRESUNTO REATO TRIBUTARIO



I Cittadini di questo strano Paese debbono averla combinata davvero grossa se lo Stato si fida così poco di Loro da considerarli pregiudizialmente dei “poco di buono” ed i Suoi apparati non perdono occasione per dimostrarlo, specie quando si tratta della materia tributaria nel cui ambito siamo considerati tutti “evasori fino a prova contraria”! Una recentissima Sentenza della Sezione Penale della Corte di Cassazione sembra ribadire questo pregiudizio ed appare particolarmente emblematica.

Si verte in tema di “sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente” (art. 321 c. 2 c.p.p.), utilizzato nel corso del procedimento penale per anticipare gli effetti cautelari di una eventuale futura sentenza di condanna che dovesse accertare la sussistenza di una ipotesi di reato a carico dell’indagato/imputato; la Finanziaria 2008 ha sostanzialmente esteso l’applicabilità di questo istituto anche a taluni reati tributari (dichiarazione omessa o infedele per importi superiori ad una determinata soglia, dichiarazione fraudolenta, emissione di fatture per operazioni inesistenti, omessi versamenti di ritenute fiscali o di iva o indebite compensazioni tributarie per importi superiori a determinate soglie); fin qui nulla quaestio, visto anche il disvalore economico-sociale degli illeciti tributari “veri”. Del resto, il presupposto dell’applicazione della particolare misura cautelativa risiede normalmente nella sussistenza del fumus commissi delicti e cioè nella presenza di elementi particolarmente incisivi da cui si possa ragionevolmente presumere la sussistenza in concreto dell’illecito penale ipotizzato: non un semplice sospetto dunque, ma una rilevante probabilità che il crimine si sia stato effettivamente commesso.

In tal senso si è più volte espressa la Giurisprudenza di legittimità: <<… la verifica del Giudice del riesame, ancorché non debba tradursi nel sindacato sulla concreta fondatezza dell’accusa …, ai fini dell’individuazione del “fumus commissi delicti”, … deve rappresentare in modo puntuale e coerente le concrete risultanze processuali e la situazione emergente dagli elementi forniti dalle parti e dimostrare la congruenza dell’ipotesi di reato prospettato rispetto ai fatti cui si riferisce la misura cautelare reale …; … il compendio probatorio, se non deve avere la consistenza dei gravi indizi di colpevolezza richiesta per l’applicazione delle misure cautelari personali, … non può essere del tutto assente e deve configurarsi quale prospettazione da parte del Pubblico Ministero dell’esistenza di concreti elementi per riferire il reato alla persona dell’indagato …>> (Sent. n. 31155/2013, con vari riferimenti ad altre pronunce). Si tratta peraltro di un orientamento preesistente e diffusamente condiviso, tant’è che era stato anche menzionato in occasione dell’Incontro di Studi sul tema “Laboratorio su problematiche e prassi in tema di misure cautelari” tenutosi a Roma il 12-12.12.201 a cura del Consiglio Superiore della Magistratura nell’ambito dei lavori della Nona Commissione – Tirocinio e Formazione Professionale: in quella occasione, dopo aver precisato che la verifica del fumus <<… non può essere limitata a un giudizio di astratta configurabilità del reato, ma deve tener conto delle concrete emergenze processuali …>>, veniva riportato lo stralcio di una pronuncia di legittimità (Sent. n. 38411/2010) la quale considerava errato che il Tribunale del Riesame potesse limitarsi <<… a valutare esclusivamente che l’ipotesi dell’accusa non sia manifestamente infondata …>> e statuiva che <<… il Tribunale del riesame non può limitarsi alla mera verifica della astratta possibilità di ricondurre il fatto contestato alla fattispecie di reato ipotizzato, ma deve … prendere in considerazione e valutare, in modo puntuale e coerente, tutte le risultanze processuali, e quindi non solo gli elementi probatori offerti dalla pubblica accusa, ma anche le confutazioni e gli elementi offerti dagli indagati che possano avere influenza sulla configurabilità e sulla sussistenza del fumus del reato ipotizzato …>>.

Rispetto a questa ben più equilibrata impostazione della questione, suggerita in sede formativa, con la recentissima Sentenza n. 36734 del 03.09.2014 la Cassazione sembra adottare criteri assai meno rigorosi, facilitando in tal modo l’applicazione di uno strumento che le Procure già utilizzano ormai col ciclostile, senza particolari remore: ha infatti statuito che <<… in tema di sequestro preventivo non è necessario valutare la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza a carico della persona nei cui confronti è operato il sequestro, essendo sufficiente che sussista il fumus commissi delicti, vale a dire la astratta sussumibilità di una determinata ipotesi del fatto contestato …>>; per la verità non sarebbe neanche una novità, perché esisteva già un identico filone interpretativo (cfr. ad esempio Sent. n. 5656/2014 e Sent. n. 10100/2011). Astraendo dalla fattispecie concreta (i cui elementi ovviamente non sono noti) e concentrando l’attenzione sulla statuizione di principio, la decisione appare particolarmente grave, perché sembra enfatizzare il sospetto più come “sensazione” del Giudice che come “ponderata riflessione” sulla effettiva consistenza indiziaria degli elementi a carico dell’indagato e sul grado di persuasività che essi rappresentano rispetto all’illecito ipotizzato.

In materia penal-tributaria tale orientamento giurisprudenziale è ancor più preoccupante se solo si considera quanti accertamenti di violazioni tributarie penalmente rilevanti (le soglie quantitative sono state anche abbassate nell’autunno 2011) scaturiscono dalla applicazione di assurde presunzioni legali o dagli esiti di discutibili ricostruzioni analitico-induttive basate su presunzioni ritenute (sic!) gravi, precise e concordanti. Si profila dunque vita dura per i malcapitati che finiscono sotto le grinfie fameliche dei controlli tributari troppo spesso finalizzati a rincorrere i budget assegnati agli Uffici finanziari: oltre al danno della riscossione provvisoria in pendenza del Giudizio tributario secondo la logica del solve et repete infatti, sono esposti anche alla beffa del sequestro preventivo finalizzato alla confisca secondo una medesima logica con conseguenze che potrebbero essere devastanti in un periodo in cui la sofferenza economico-finanziaria è così diffusa tra i Cittadini e non accenna ancora a migliorare. Evviva lo Stato di diritto!
Modilaut

giovedì 24 luglio 2014

CONTANTI: CHE SCHIFO! O NO?

Contanti si, contanti no, contanti ma pochi”. “Pos, non pos, sì pos ma con sanzioni per chi non ce l’ha”. Sembrano i ritornelli di nuove canzoni estive spensierate; invece sono l’oggetto delle discussioni governative su come far ripartire l’economia e contrastare l’evasione fiscale.
Si continua ad andare nella direzione sbagliata: errare è umano, ma perseverare è diabolico!
E’ dai tempi del Governo Berlusconi, quando anche Tremonti entrò fra i paladini della lotta al sommerso, che tutti si ostinano a criminalizzare il contante con l’unico effetto (devastante) di aver frenato bruscamente la circolazione del danaro, fatto crollare i consumi interni, favorito l’emigrazione della spesa all’estero (per chi può, ovviamente), generato una recessione inarretabile, depresso la produzione industriale e il commercio di beni e servizi, ammazzato l’intraprendenza di imprese e lavoratori autonomi, bruciato i risparmi delle famiglie (spesso dissipati anche dietro al sogno dei più giovani di iniziare una improbabile attività autonoma, illusi dagli incentivi statali e poi travolti dalla stagnazione del mercato).
Da questo buio tunnel non si uscirà fintanto che chi governa (adesso tocca al volenteroso Matteo Renzi) e chi opprime (persiste l’egemonia della führer Angela Merkel) perseverano in un rigorismo e riformismo dei grandi sistemi, rimanendo però lontanissimi dalla soluzione dei problemi concreti dei piccoli sistemi nonostante sia solo questi che mandano ancora avanti questo affascinante e disgraziato Paese.
Gira e rigira, le manovre in campo si traducono sempre in interventi repressivi, lesivi dei fondamenti diritti di libertà dei Cittadini, pericolosamente proiettati verso un controllo globale della sfera personale di ognuno che spia l’impiego legale anche più riservato del danaro, misura il patrimonio di ognuno e rende palesi ed aggredibili dal Fisco le disponibilità anche faticosamente accantonate in una vita di lavoro e di sacrifici; il tutto legittimato da una implicita presunzione di delinquenzialità generale, sintomo di una impostazione poliziesca dello Stato padre/padrone che solo qualche decennio fa’ avrebbe suscitato ribellioni popolari difficilmente controllabili e che oggi suscita solo lamentosi chiacchiericci perché nessuno ha più la voglia o la forza di protestare veramente.
Per tornare a crescere è fondamentale che il danaro torni a circolare e pertanto assume una importanza decisiva anche la sorte del contante: a questo proposito bisogna precisare una volta per tutte che non esiste nessun obbligo giuridico, comunitario o internazionale, di adottare misure che ne depotenzino, ne limitino o ne vietino l’utilizzo o la circolazione.
Il recente esempio svizzero è emblematico e l'Italia dovrebbe imparare qualcosa. Nonostante le raccomandazioni del GAFI (Gruppo d’Azione Finanziaria Internazionale) il Consiglio Nazionale, proprio qualche giorno fa’, ha deciso di non adottare alcuna misura limitativa nell’uso del danaro contante, nemmeno per le operazioni di natura immobiliare, pur avendo già approvato varie misure antiriciclaggio per contrastare i flussi finanziari di provenienza illecita o illegale. Le determinazioni adottate dal GAFI infatti invitavano soltanto ad adottare misure idonee a contrastare il fenomeno del riciclaggio di danaro di provenienza illecita o destinato a finanziare in terrorismo internazionale, lasciando poi ad ogni Stato ampia libertà di scelta; mai è stato preteso di limitare l’utilizzo del contante, né tantomeno di introdurre regole autolesionistiche.
Basta dunque con chi continua ad imporre le proprie scelte facendosi scudo con l’odiosa battuta “è l’Europa che ce lo chiede” o “sono gli accordi internazionali o bilaterali che lo esigono” : la sovranità di uno Stato è un diritto sacrosanto ed appartiene solo al Popolo; chi governa deve essere in grado di difendere la dignità e la salute anche economica del Popolo ed ha il dovere di reagire con fermezza contro ciò o chi lo vuole portare alla rovina, anche quando si debbono fare i conti con un debito pubblico importante. Anzi, proprio nei momenti di forte criticità ed indebitamento, chi governa deve avere l’intelligenza, la capacità, la libertà ed il potere di stimolare l’intraprendenza del suo Popolo, di favorirne la creatività e l’espressività, di liberarlo dal sovraccarico assurdo di regole inabilitanti e di proteggerlo dalle razzie incontrollate del proprio apparato fiscale legittimate da normative palesemente prevaricatorie ed estorsive.
Servono solo poche cose, urgenti e facili da attuare, ma con coraggio e determinazione: semplificare l’apparato amministrativo e burocratico, cancellando (non riformando) le innumerevoli regole che non sono più né conoscibili né controllabili neppure dagli esperti dei vari settori; liberalizzare l’impiego del cotante per favorirne al massimo la circolazione e la conseguente produzione di ricchezza (i sistemi cd. “tracciati” debbono essere favoriti attraverso la drastica riduzione dei costi di gestione ed incentivi fiscali nell’utilizzo); avvio di un periodo di tregua fiscale che restituisca ai Cittadini il gusto di spendere, liberandoli dalla ossessione di sentirsi sorvegliati speciali del Fisco e dall’avvilimento di essere considerati lazzaroni fino a prova contraria!
Non esistono altre vie per poter tornare rapidamente a crescere ed a recuperare la dignità di un Paese veramente libero!
Modilaut