venerdì 23 novembre 2012

"Redditest-orsione"



Una mole incredibile di dati personali è già confluita nella banca dati dell’Anagrafe Tributaria e molti altri dati arriveranno a breve quando sarà stato definito il software per la trasmissione di tutti i rapporti e di tutte le operazioni di natura finanziaria: ciascun Contribuente sarà spiato in ogni aspetto della sua vita lavorativa, familiare, ricreativa, … per stimare quanto dovrebbe guadagnare all’anno per poter fare ciò che al Fisco risulta aver fatto; se qualcosa non quadra, dovrà andare a giustificarsi davanti a qualcuno interessato soltanto a raggiungere il budget annuale assegnato al suo ufficio e a maturare gli incentivi economici legati ai maggiori tributi recuperati.
L’economia sta andando a rotoli, il danaro circola sempre meno, gli insoluti non si contano più, la produzione cala inarrestabilmente, i disoccupati aumentano giorno per giorno, i più fortunati tirano avanti perché utilizzano i risparmi accumulati nel tempo, i meno fortunati non arrivano neppure alla metà del mese e non sanno dove sbattere la testa e lo Stato che fa? Si inventa il “redditest”, liberamente fruibile da tutti i Contribuenti per verificare se risultano virtuosi o se debbono considerarsi evasori. … Proprio adesso che il Paese sta andando a picco!?!
Per carità, tranquillizza il Direttore dell’Agenzia delle Entrate (che con quello che guadagna certamente non ha problemi col “redditest”, come del resto tutto quel popolo fortunato dei vari parlamentari, amministratori, dirigenti, superpensionati, …): l’eventuale situazione di anomalia non vuol dire che fa scattare automaticamente l’accertamento tributario! Certo, quando sarà vittima dello “spesometro” o del nuovo “redditometro il Contribuente verrà prima chiamato dal Fisco per giustificare come mai si è verificata quella incresciosa situazione e troverà certamente qualcuno che comprenderà …, ma non potrà fare nulla perché mancherà il pezzo di carta adatto o perché la direttiva interna dell’Ufficio non lo consentirà o perché la circolare lo vieterà. Alla fine del teatrino si troverà nella cassetta della posta un bell’accertamento tributario con tanto di sanzioni (il minimo è sempre pari al 100% dei tributi richiesti!) con un bel po’ di soldi da pagare all’Erario e con un sacco di istruzioni su come tentare di farsi ridurre la pretesa con gli appositi strumenti deflattivi del contenzioso (tentativo di adesione o mediazione obbligatoria). Meno male, così forse ci sarà qualcuno più disponibile che magari annulla tutto! Ricomincerà un altro teatrino simile a quello precedente dove però il povero Contribuente si troverà nella condizione di dover scegliere se accettare la proposta dell’Ufficio (che pure riterrà ingiusta, ma almeno ridurrà ad un terzo l’importo delle sanzioni ed eviterà di dover affrontare un Giudizio comunque oneroso) oppure se impugnare l’accertamento davanti al Giudice accettandone tutti i rischi, pagandosi il difensore chissà per quanti gradi di Giudizio e intanto versando, prima di cominciare, un terzo dei maggiori tributi richiesti che poi, se avrà ragione, gli sarà restituito. Un bel compromesso con la coscienza che vorrebbe ribellarsi, ma che alla fine, se la pretesa non sarà esagerata, cederà al ricatto con l’amaro in bocca e con tanta rassegnata delusione.
Tutto questo accadrà nella assoluta legalità, perché è la legge dello Stato ad aver creato un sistema adatto per poter esercitare legittimamente un vero e proprio potere estorsivo in nome della lotta all’evasione, enfatizzata dalla propaganda di un sommerso che non sente crisi (275 miliardi di euro dicono oggi, ma erano altrettanti anche nel 2006, quando il duo Visco-Bersani hanno iniziato la caccia ai Lavoratori Autonomi! Com’è possibile?). Se non ci fosse la legge, forse, ci sarebbe l’art. 629 c.p. secondo il quale “chiunque, mediante … minaccia, costringendo taluno a fare  … qualche cosa, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione …”.
Modilaut

domenica 11 novembre 2012

Fondo taglia-tasse: alba di una nuova lotta di classe.



Con un ennesimo emendamento al testo della Legge di Stabilità per il 2013 in discussione nelle sedi parlamentari si vorrebbe anticipare al 2013 l’attivazione del cd.fondo taglia-tassea favore di famiglie e imprese da alimentare con gli incassi derivanti dalla lotta all’evasione (già previsto dall’art. 2 c. 36, terzo e quarto inciso, del D.L. 138/2011 a partire dal 2014).
L’idea sarebbe buona e costituirebbe anche un segnale importante per dare un senso ai tanti gravosi sacrifici imposti ai Cittadini in quest’ultimo anno, ma … “non è tutt’oro quel che luppica perché esigerebbe che l’azione di recupero dei maggiori tributi fosse realmente giusta, equa e fondata sull’accertamento effettivo delle condotte evasive. Purtroppo non è così.
Chiunque si occupi della materia tributaria sa bene che il Fisco dispone di strumenti investigativi ed accertativi che introducono a Suo favore incredibili ed intollerabili presunzioni legali basate su dati statistici variamente elaborati (studi di settore e “redditometro”) o su capacità di spesa completamente sganciata dalla capacità di risparmio e dai redditi dichiarati negli anni (“spesometro”) o su movimenti bancari (prelevamenti e versamenti non giustificati = ricavi/compensi tassabili); per potersi difendere, il malcapitato Contribuente deve dimostrare “documentalmente” di essere stato virtuoso (il ché, a distanza di anni, è spesso impossibile, specie quando riguarda la Sua sfera privata), altrimenti è costretto a pagare obtorto collo importi anche ingenti per presunti maggiori tributi su redditi mai prodotti, oltre a sanzioni in misura pari alla evasione attribuitaGli.
Con questo sistema assurdo (a dir poco medievale) 
  • i Contribuenti interessati vengono considerati evasori fino a prova contraria subendo anche accertamenti ingiusti, 
  • lo Stato propaganda livelli di evasione rilevantissimi raccogliendo il consenso dell’ignara opinione pubblica sulle misure adottate per lottare contro l’evasione, 
  • l’Erario incassa ciò che non Gli spetterebbe se avesse dovuto assolvere all’onere della prova concreta, 
  • gli Uffici periferici dell’Agenzia delle Entrare raggiungono il budget annualmente assegnato loro dalla Direzione Centrale, 
  • gli operatori degli Uffici finanziari maturano il diritto ai trattamenti incentivanti e 
  • le casse pubbliche si riempiono di danaro da continuare a sciupare (almeno in parte più o meno rilevante).

In questo contesto il “fondo taglia-tasse” servirà per generare una nuova lotta di classe tra i Contribuenti più disgraziati che finiranno sotto la prepotenza del Fisco accertatore, alimenteranno il fondo e potranno essere additati come parassiti della collettività e i Contribuenti più fortunati che verranno anche per pura sorte risparmiati dal Fisco (almeno fino a quel momento!) assumendo per ciò stesso il ruolo di lapidatori e magari anche di delatori, … perché in questo mondo sono sempre gli “altri” ad essere considerati trasgressori e meritevoli di repressione. Poco importa se i sistemi applicati sono giusti o prevaricatori; rilevano solo i risultati!
Sarà l’evoluzione moderna dell’eterno conflitto sociale che serve per esercitare il potere sovrano: un tempo era basato sulla contrapposizione fra datori di lavoro (padroni sfruttatori) e lavoratori dipendenti (vittime dello sfruttamento), poi si è evoluto nella contrapposizione fra lavoratori indipendenti (evasori parassiti) e lavoratori dipendenti (tassati fino all’ultimo centesimo) ed infine vedrà la contrapposizione fra i Contribuenti accertati con sistemi quantomeno discutibili (possessori delle risorse necessarie per ridurre la pressione fiscale) e quelli casualmente non accertati (titolari del diritto alla diminuzione dell’onere fiscale con i soldi degli altri). … E fra i due litiganti il Terzo continua a godere!
Bene dunque il “fondo taglia-tasse”, ma solo a condizione che vengano prima ristabilite regole giuste, eque e serie che assicurino l’esercizio di un potere accertativo equilibrato, basato sulla previa dimostrazione effettiva dell’evasione tributaria, svincolato da vincoli di budget annuale e privo di trattamenti economici incentivanti a favore degli operatori del Fisco che impediscono imparzialità e terzietà nella valutazione delle singole posizioni.
Modilaut

venerdì 2 novembre 2012

Professionisti: formazione obbligatoria "tar-tassata"



La riforma delle professioni “ordinistiche” entrata in vigore il 13.08.2012 (cfr. D.P.R. 137/2012) all’art. 7 stabilisce per tutti i Professionisti l’obbligo della “formazione continua permanente” previsto dall’ultima Manovra del Governo Berlusconi (cfr. art. 3 c. 5 del D.L. 138/2011) allo scopo di “… curare il continuo e costante aggiornamento della propria competenza professionale …” sanzionato come illecito disciplinare in caso di inadempienza.
Questo discutibile obbligo suscita aspre e diffuse reazioni polemiche fra i Professionisti, perché li costringe a rincorrere l’accumulo del prescritto quantitativo di punti (o crediti) attraverso la partecipazione ad incontri troppo spesso inutili e noiosi, privi di qualunque attitudine formativa o informativa e perfino estranei all’attività specialistica svolta (nessuno però ha il coraggio o la sfrontatezza di denunciarlo). In questo bel Paese però è sufficiente risultare di aver rispettato la forma per essere accreditati ufficialmente come buoni Professionisti nella sostanza!
A questo aspetto di per sé sufficientemente irritante bisogna anche aggiungere una incredibile penalizzazione fiscale: della serie “cornuti e mazziati”.
Ai fini delle Imposte sul Reddito infatti per i Professionisti <<… le spese di partecipazione a convegni, congressi e simili o a corsi di aggiornamento professionale, incluse quelle di viaggio e soggiorno, sono deducibili nelle misura del 50% del loro ammontare …>> (cfr. art. 54 c. 5, ultimo inciso, del D.P.R. 917/1986): come a dire che il costo complessivamente sostenuto costituisce per la metà una occasione di svago o di ricreazione o di vacanza e perciò non è fiscalmente inerente all’esercizio dell’attività professionale. Incredibile, ma vero! L’Agenzia delle Entrate, appositamente interpellata sull’argomento, ha ovviamente confermato l’applicazione della penalizzazione fiscale, rilevando come <<… detta disposizione, non operando alcuna distinzione circa la natura del corso, sia applicabile anche alle spese sostenute per la partecipazione alla formazione continua obbligatoria degli iscritti agli albi professionali [sic!]>> (cfr. Ag. Entrate, Circ. n. 35/E del 20.09.2012, par. 2.1).
Cosicché, al danno si aggiunge anche la beffa: da un lato, si deve sottrarre tempo prezioso alla proficua attività di lavoro in Studio che inevitabilmente richiede approfondimenti specifici delle varie questioni ed esige un inevitabile aggiornamento quotidiano sull’evoluzione normativa, giurisprudenziale e dottrinaria (diversamente, sarebbe impossibile svolgere la professione ed il Professionista impreparato verrebbe immediatamente emarginato dai suoi errori o dai risultati deludenti); dall’altro lato, si deve subire pure l’ingiusta tassazione sulla metà della spesa sostenuta per adempiere all’obbligo formativo. Intanto, anche quando si va a perdere tempo per accumulare punti, lo Studio continua a maturare i consueti costi di funzionamento e di mantenimento … e altro danaro se ne va in fumo.
Limitare al 50% la deduzione fiscale di un costo necessario per l’esercizio della propria attività professionale è un modo surrettizio e discriminatorio per aumentare la tassazione a carico dei Professionisti e perciò in uno dei vari interventi normativi programmati dal Governo dovrebbe essere prevista l’abrogazione dell’ultimo inciso del c. 5 del citato art. 54 del T.U. sulle Imposte Dirette. In caso contrario, il perdurare della violazione dei più elementari e fondamentali diritti dei Professionisti impone una radicale revisione della formazione obbligatoria continua facendo in modo che gli incontri-studio siano programmati per una o più giornate intere, siano svolti in strutture recettive polivalenti (cd. “resort”) con reparti dedicati alla salute del corpo e allo svago ed impegnino soltanto la mattinata per l’aggiornamento, lasciando l’altra metà libera per il convivio fra Colleghi e per il sano e meritato benessere.
E’ ora di finirla di essere sempre presi per i fondelli; la dignità dei Professionisti va difesa rispondendo per le rime anche quando bisogna adeguarsi ai maltrattamenti fiscali!
Modilaut