sabato 12 ottobre 2013

Le preoccupazioni di uno Stato "servo"

Non passa giorno senza leggere di imminenti “manovrine” necessarie per recuperare soldi ed arginare gli sforamenti di bilancio: rimodulazione delle aliquote IVA, introduzione di nuove accise, interventi sugli acconti delle imposte, … e chi più ne ha più ne metta; qualche ipotesi di dismissione patrimoniale a favore della Cassa Depositi e Prestiti (praticamente tutto rimarrebbe in casa); timidissimi interventi di taglio alle spese.
Anche le pietre hanno ormai capito che ogni Euro sottratto ai Cittadini ed alla circolazione del danaro è un aiuto alla recessione che di questo passo è destinata a progredire seminando povertà e disperazione. Bisogna avere perciò il coraggio di cambiare radicalmente rotta: lo Stato deve smetterla di comportarsi come un servo preoccupato di assecondare le richieste del padrone e anche a costo di calpestare la propria dignità.
Visto che si è privato della propria sovranità monetaria, che è costretto a prestarsi i soldi dalle banche per funzionare e che non può ridurre le entrate tributarie perché deve pagare i propri debiti, lo Stato abbia almeno il buon senso di non reprimere l’intraprendenza dei suoi Cittadini, di sgravare i Contribuenti dall’ossessione di un fisco deprimente che scoraggia la spesa e frena la circolazione del danaro, di lasciar liberare a vantaggio della ripresa economica le ingenti risorse finanziarie congelate nei forzieri privati.
E’ ormai divenuto improcrastinabile adottare per qualche anno una tregua fiscale nell’applicazione degli strumenti presuntivi più devastanti (spesometro, redditometro, studi di settore e indagini bancarie), aumentare significativamente la soglia del contante spendibile, agevolare il rientro dei capitali finanziari giacenti all’estero ed il riversamento nel circuito bancario di quelli giacenti improduttivamente sul territorio. In una situazione economica disperata come quella attuale, è meglio tollerare gli effetti positivi del cd. “sommerso interno”, che comunque alimenta la produzione della ricchezza, incrementa il gettito nei vari passaggi, favorisce l’occupazione, sgrava gli oneri dell’apparato assistenziale pubblico, riduce in generale la spesa pubblica per effetto della proliferazione dell’iniziativa privata. Finiamola di voler essere “bigotti” a tutti i costi e di perseverare nel fare del male agli Italiani e ai tanti Giovani ai quali viene pregiudicato il futuro trasformandoli in emigranti del terzo millennio dopo averli cresciuti, istruiti e formati!
La lotta all’evasione, seppur necessaria, deve essere prima di tutto giusta e non basata su atti di prepotenza lasciati alla discrezionalità dell’Amministrazione finanziaria e troppo spesso avallati da una Giurisprudenza di legittimità spregiudicatamente pro-fisco; in secondo luogo, deve svolgersi con criteri e metodi rispettosi della dignità e dei diritti fondamentali dei Cittadini che non possono essere considerati evasori fino a prova contraria; in terzo luogo, deve essere percepita come reazione dell’ordinamento legittima e proporzionata rispetto alle violazioni rilevate che non trasformi il trasgressore in vittima di intollerabili soprusi accertativi; infine, deve cominciare nelle scuole di ogni ordine e grado educando all’adempimento dei doveri civici ispirati ai nobili sentimenti della solidarietà sociale necessaria per il bene della collettività. Tutti principi certamente facili da enunciare e neppure difficili da applicare quando le scelte politiche sono guidate dal bene dei Cittadini e non dal rimpinguamento delle casse pubbliche.
Uno Stato deve prima di tutto preoccuparsi di farsi apprezzare dal Suo Popolo che deve essere orgoglioso di farne parte; con lo stesso orgoglio può poi relazionarsi efficacemente nei rapporti sovranazionali, senza però sacrificare mai la pelle dei propri Cittadini … a nessun costo!
Modilaut

domenica 21 luglio 2013

La crisi è finita!

Secondo le stime di Bankitalia nel IV trimestre 2013 <<… la caduta dell’attività produttiva si fermerà, ma questo di per sé non significa che si comincerà a crescere in modo straordinario …>> (20.07.2013, conferenza stampa al termine del G-8 finanziario di Mosca); quindi si comincerà a crescere in modo “ordinario”?!? 
Che significa? Che abbiamo toccato il fondo? 
Finalmente! Fra chi vi si è spiaccicato e chi gli è caduto rovinosamente sopra, si tratta ora di resistere ai fetori della decomposizione di questa fossa comune per poi poter ripartire insieme agli altri graziati dalla sorte.
Evviva! Fortunato chi ce la farà, anche se dovrà condividere il sudore della sua fronte con il volto disteso e saccente dei soliti noti, rappresentanti politici e istituzionali, che la crisi non l’hanno vissuta mai perché non hanno subito insoluti o ritardi nei pagamenti dei lauti emolumenti, non hanno subito preoccupanti tagli alle loro varie entrate, non hanno subito la falcidia economica e finanziaria dei concordati e dei fallimenti di chi li mantiene, non hanno subito pretese ingiuste da parte del Fisco famelico che recupera soldi per le casse dello Stato, non hanno subito il disagio di doversi cercare un lavoro che non hanno mai perduto, non hanno subito l’onta di chiedere anticipi o di acquistare a credito perché altrimenti non arrivavano a fine mese, non hanno subito … nulla! Loro son rimasti tutti lassù, in cima al bordo della fossa comune, ad assistere alla caduta libera, accusandosi l’un l’altro su chi ne era responsabile, litigando su qualunque pretesto più o meno serio, arrogandosi la presunzione di risolvere problemi che non hanno e non conoscono, aggrappandosi come ostriche alle loro poltrone. 
Pazienza; l’importante è che la crisi sia finalmente finita: “mal comune, mezzo gaudio” e finalmente si ricomincia. 
<<Driiiin! Driiin! Driiin! Azz…., la sveglia!>> Il sogno è finito. Si torna alla dura e grave realtà e si continua a cadere … sotto lo sguardo dei soliti noti lassù, sul bordo del precipizio, ancora ad accusarsi, litigare , discutere, …
Modilaut

giovedì 11 luglio 2013

Figli e figliastri nel pagamento dei debiti tributari

L’allungamento della rateizzazione fino a n. 120 rate prevista dal “Decreto del fare” riguarda i soli debiti tributari verso Equitalia e non altre analoghe situazioni debitorie ugualmente gravose verso l’Agenzia delle Entrate: non si applica, ad esempio, agli istituti deflattivi del contenzioso come l’acquiescenza (cfr. art. 15 del D.Lgs. 218/1997), l’accertamento con adesione (cfr. artt. 1÷13 del D.Lgs. 218/1997), la mediazione tributaria obbligatoria (cfr. art. 17-bis del D.Lgs. 546/1992) e la conciliazione giudiziale (cfr. art. 48 del D.Lgs. 546/1992); per esse le rate sono inderogabilmente e rigidamente prestabilite per legge (fino ad otto o dodici rate trimestrali). Per la definizione delle sanzioni (artt 16 e 17 del D.Lgs 472/1997) addirittura non è neppure prevista la rateizzabilità e perciò il relativo pagamento deve avvenire per intero in un’unica soluzione.
I Contribuenti in difficoltà in questi casi non hanno speranze: se non riescono ad adempiere alle scadenze prefissate, vengono irrimediabilmente puniti con la decadenza dalla rateizzazione (salvo che non paghino entro la scadenza successiva) e con la sanzione del 60% su tutto il residuo da versare. E che diamine! Quelli che invece volessero definire le sole sanzioni e non disponessero delle risorse finanziarie per pagare tutto e subito l’importo dovuto, sono rovinati: l’utile beneficio è irrimediabilmente precluso! Eppure la crisi finanziaria è uguale per tutti i Contribuenti e non ha alcun senso mostrare generosità solo verso i debitori di Equitalia mantenendo un rigore assoluto verso i debitori dell’Agenzia delle Entrate.
Ovviamente non si tratta di “agevolare” chi ha subito recuperi impositivi o sanzioni per le violazioni tributarie, a volte perfino inconsapevolmente o a causa di errori o mancanze dei loro consulenti o del mutamento dell’interpretazione di certe normative (in ogni caso, un pregiudizio nei loro confronti non sarebbe neppure giusto, se si considera il sistema accertativo vigente estremamente penalizzante e spesso basto su presunzioni legali indifendibili). Bisognerebbe solo prendere atto che la grave congiuntura economica in atto esige un atteggiamento più benevolo anche per i pagamenti relativi agli istituti deflattivi del contenzioso ed alla definizione delle sanzioni, soprattutto per favorirne il buon fine e salvaguardare il gettito corrispondente. 
Sarebbe perciò opportuno che in sede di conversione del “Decreto del fare” si rimediasse a tali lacune per rendere la manovra più efficace ed utile, coerentemente con le dichiarate finalità agevolative volte ad introdurre “… misure urgenti per il rilancio economico del Paese …” (cfr. il comunicato ufficiale del Governo per anticipare la manovra). 
Modilaut

venerdì 5 luglio 2013

120 rate per pagare Equitalia: vero o falso?


Il Decreto “del fare” prevede 120 rate mensili (le attuali arrivano a 72) per pagare i debiti tributari a Equitalia, ma solo a condizioni impossibili.
Innanzitutto la difficoltà deve essere “comprovata e grave” e ciò ricorre in caso di “accertata impossibilità per il contribuente di assolvere il pagamento del credito secondo un piano di rateazione ordinario” e di positiva “valutazione della solvibilità del contribuente in relazione al piano di rateazione concedibile …”; si tratta di apprezzamenti troppo vaghi e generici che vengono rimessi alla sensibilità dell’interlocutore di turno e che riguardano aspetti della vita privata spesso difficili da dimostrare, con la conseguenza che l’applicazione del beneficio dipenderà solo dalla discrezionalità dell’operatore e dalla fortuna di incappare in uno comprensivo.
Inoltre  la difficoltà deve essere “legata alla congiuntura economica”, il ché è tutto un programma: non sarà facile dimostrare questa condizione perché la congiuntura economica è concetto per sua natura astratto e vago; che succede il debitore si trova in difficoltà per un insoluto rilevante o per il concordato preventivo di un cliente importante o per la revoca degli affidamenti bancari? Il buon senso (valore purtroppo sconosciuto ai nostri Governati) avrebbe suggerito di presumere, fino a prova contraria, che la grave difficoltà dipendesse dalla congiuntura economica vista l’attuale crisi economico-finanziaria in atto nel Paese, senza bisogno di pretendere dimostrazioni assurde o impossibili che minano in partenza la fruibilità del beneficio.
Infine la difficoltà deve dipendere da “ragioni estranee alla … responsabilità” del debitore; ancora una volta si tratta di una valutazione gravemente aleatoria perché, oltre ad essere difficilmente dimostrabile, pretendere tale giustificazione non è neppure ragionevole; anche in questo caso il buon senso avrebbe dovuto indurre a presumere, fino a prova contraria, che l’estraneità risiedesse verosimilmente nella congiuntura economico-finanziaria in atto nel Paese perché altrimenti è quasi impossibile poter escludere una ipotetica condotta colpevole del debitore.
L’impostazione sibillina e cervellotica della norma dovrà essere attuata da un apposito Decreto Ministeriale attuativo che però non potrà regolare l’istituto contra o ultra legem; se la norma non sarà ripulita dalle assurde condizioni concorrenti, l’effettiva fruibilità del beneficio in questione sembra perciò molto improbabile ed i malcapitati dovranno confidare solo sulla sensibilità degli operatori di Equitalia obbligati, da un lato, a seguire rigidi protocolli interni sotto minaccia di responsabilità per danno erariale, dall’altro, ad affrontare direttamente persone disperate. Una situazione a dir poco “imbarazzante”!
Ben venga dunque l’allungamento della rateizzazione fino a n. 120 rate, ma in un contesto meno ingabbiato da vacue condizioni  e meno aleatorio che dovrà essere opportunamente rivisto con gli emendamenti da proporre in sede i conversione del Decreto. 
Modilaut

martedì 25 giugno 2013

Le casse dello Stato sono vuote?!

Sin dal suo insediamento il Premier Enrico Letta non perde occasione per mettere prudentemente le mani avanti in ogni questione che riguardi l’adozione di misure per la crescita, ammonendo sempre che “le casse dello Stato sono vuote” e che perciò è difficile o addirittura impossibile intervenire sull’IMU, bloccare il programmato aumento dell’IVA, trovare risorseper introdurre incentivi all’occupazione o adottare altre misure efficaci per lo sviluppo economico del Paese. 
Purtroppo anche molte imprese con le casse vuote e senza più sostegno bancario debbono ugualmente sostenere un’assurda pressione fiscale e, quando non ci riescono, subiscono pesantissime sanzioni tributarie e gravissime azioni di recupero da parte degli Uffici finanziari e di Equitalia; molti lavoratori da mesi continuano a lavorare senza percepire lo stipendio perché le casse dell’impresa da cui dipendono sono vuote; molti cittadini non sanno più cosa inventarsi per mantenere la famiglia o arrivare a fine mese perché hanno le casse ormai vuote e vivono solo di rinunce. 
Se lo Stato ha le casse vuote, com’è che continua a pagare regolarmente i lauti emolumenti alla pletora di politici in servizio e a riposo? Com’è che continua a pagare regolarmente gli ingenti compensi ai vari dirigenti super remunerati? Com’è che continua a sperperare puntualmente per mantenere apparati burocratici dispendiosi ed improduttivi come se niente fosse? 
Qualcosa non quadra: le casse dello Stato sono sufficienti per assicurare privilegi ai soliti noti, ma sono vuote quando si tratta di adottare misure indispensabili ed indifferibili per il Paese! … Del resto, un Popolo che si entusiasma e si scatena per il gossip e che mostra rassegnazione nelle questioni veramente importanti come fa a non meritarsi questo trattamento?
Modilaut

lunedì 17 giugno 2013

Manovra "del fare"

"Dire, fare, baciare, lettera, testamento”: da ragazzini era un gioco di gruppo per scherzare con gli amici; oggi sembra la sequenza degli atti del Governo in materia economica. 
Battute a parte, bisogna comunque riconoscere che finalmente è stata varata qualche buona misura adatta a offrire qualche chanches per tentare di “resistere” in un gravissimo periodo di crisi, piuttosto che a stimolare la tanto agognata crescita. Per limitare la valutazione al comparto fiscale, sono certamente apprezzabili gli interventi volti a migliorare i rapporti dei Contribuenti con Equitalia attraverso l’impignorabilità della casa di abitazione non di lusso, la limitazione ad 1/5 della pignorabilità degli strumenti di lavoro estesa anche alle società, l’allungamento delle dilazioni di pagamento e l’aumento significativo del numero delle rate inadempiute cui consegue la decadenza dalla rateizzazione. Mancano però all’appello le rateizzazioni riguardanti gli strumenti deflattivi del contenzioso, quali l’acquiescenza, l’accertamento on adesione e la conciliazione giudiziale, per i quali le rispettive norme stabiliscono la dilazione fissa in otto o dodici rate trimestrali inderogabili ed improrogabili, la decadenza dal relativo beneficio in caso di mancato versamento di una rata entro il termine di pagamento della successiva e la sanzione del 60% su tutto il residuo; è evidente infatti che la crisi economica e finanziaria non riguarda soltanto chi ha debiti verso Equitalia, ma anche chi ha aderito a benefici definitori nei confronti dell’Agenzia delle Entrate e non riesce ad onorare tempestivamente a propri impegni di pagamento. Di conseguenza, sarebbe quantomai auspicabile un allungamento delle rate anche per questo tipo di istituti ed una riduzione delle sanzioni entro il limite ordinario del 30% con facoltà di usufruire del ravvedimento operoso. 
Altrettanto lodevole è l’abrogazione della responsabilità solidale del committente per le violazioni dell’appaltatore in materia di versamenti IVA e di ritenute fiscali dei dipendenti che ha di fatto paralizzato il sistema degli appalti e dei subappalti introducendo oneri assurdi sotto il profilo sia sostanziale e che formale proprio a carico di chi provocava preziose occasioni di lavoro per le imprese. 
Serve ora un ulteriore e non più rinviabile atto di coraggio volto a liberare le risorse finanziarie al momento non spendibili: a tal fine è indispensabile introdurre un nuovo scudo fiscale sia per far utilizzare proficuamente i contanti esistenti sul territorio, sia per sollecitare il rientro dei danari giacenti all’estero, assistito da cautele adatte ad evitare discutibili ritorsioni speculative da parte dell’Erario come quelle che si sono verificate durante il Governo Monti col precedente beneficio. Oltre a questo intervento serve poi una tregua di qualche anno nell’applicazione degli strumenti accertativi di tipo meramente presuntivo come studi di settore, spesometro e redditometro e una revisione delle presunzioni legali che riguardano le indagini finanziarie volta ad introdurre presupposti gravi e specifici per la relativa adozione e adeguati limiti quantitativi al di sotto dei quali i versamenti ed i prelevamenti non possono essere automaticamente convertiti in ricavi o compensi tassabili quando mancano i documenti dimostrativi (rispettivamente) della provenienza e dell’utilizzo. 
 Solo questo genere di misure contribuirà ad una efficace crescita dell’economia interna liberando risorse reali ed eliminando la paura ossessiva ed oppressiva che oggi deprime la propensione alla spesa da parte dei Contribuenti. 
Modilaut

sabato 1 giugno 2013

Eco-incentivi antirecessione: un ennesimo flop

Il Governo ha appena approvato il Decreto Legge per dare un impulso alla crescita economica di un Paese in piena recessione: è intervenuto sul regime delle detrazioni fiscali che, per gli interventi sul miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, passerà al 65%, mentre le ristrutturazioni edilizie rimarrà al 50%, ma verrà estesa anche all’acquisto di taluni mobili; gli incentivi si applicheranno dal 01.07.2013 al 31.12.2013 (fino al 30.06.2014 per gli interventi di riqualificazione energetica effettuati su interi edifici condominiali). 
Per rendere più efficace l’effetto economico dell’incentivo il Governo avverte: per l’ecobonus sarà l’ultima opportunità offerta ai Cittadini perché <<… non ne sono previste successive ed è stabilita per dare la possibilità a quanti non lo avessero già fatto di migliorare l’efficienza energetica del proprio edificio …>> (cfr. “www.enricoletta.it/proposte/eco-bonus-ristrutturazione-ediliziabonus-mobili/”); della serie, “forza! correte Gente! Correte! O adesso o mai più!”! 
Secondo il Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni l’impatto sul 2013 dovrebbe essere superiore al 0,1% del PIL: assolutamente irrealistico! Per il Ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi il Governo ha scelto la proroga “rafforzata” degli eco-bonus per <<… dare un segnale forte all’economia …>> ed imprimere una spinta maggiore sulla crescita! Allora finalmente si riparte? Manco per niente: è fin troppo facile prevedere che gli incentivi in questione non daranno i risultati sperati, come dimostra l’ultima proroga analoga disposta dal Governo Monti. 
I Comuni infatti devono comunicare all’Anagrafe Tributaria i dati e le notizie contenuti negli atti che presentati agli Uffici tecnici per effettuare gli interventi edilizi in questione (art. 7 c. 1 del D.P.R. 605/1973); gli stessi Contribuenti, per usufruire delle detrazioni, debbono adempiere a vari complessi oneri burocratici verso l’Amministrazione finanziaria a pena di decadenza dai relativi benefici. Il Fisco dispone dunque di elementi importantissimi per valutare la posizione dei Contribuenti ai fini dello “spesometro” (i costi sostenuti nell’anno si presumono non inferiori ai redditi prodotti nello stesso anno, fino a prova contraria – art. 38 c. 4 del D.P.R. 600/1973) o ai fini del nuovo “redditometro” (art. 38 c. 5 del medesimo Decreto) e se per caso i conti non dovessero tornare … 
Ormai comincia ad essere ampia la platea dei Contribuenti che, a vario titolo, si sono dovuti confrontare con gli Uffici finanziari per tentare di dimostrare la congruità dei redditi dichiarati e difficilmente qualcuno di Essi può raccontare di esserne uscito indenne. Al contrario; fastidi, oneri e spese hanno diffuso la convinzione più che legittima che è molto meglio evitare di correre rischi e dunque di effettuare le opere in questione che magari impongono anche qualche sacrifico economico non preventivato; il ché ha già contribuito non poco alla stagnazione della spesa e dei consumi e consente di prevedere sin d’ora l’inevitabile flop dei nuovi incentivi governativi. 
Chissà se si tratta di semplice ipocrisia o di ingenua disinformazione di chi ha il bastone del comando? Un dato però è certo: finché non sarà allentata l’ossessione fiscale ormai largamente diffusa fra la Gente per discutibili atteggiamenti troppo pretenziosi del Fisco e non saranno liberate le risorse finanziarie celate sotto il materasso (per chi ne ha), nessuna misura incentivante potrà risultare efficace per invertire la recessione in atto (cfr. http://www.soslavoratoriautonomi.blogspot.it/2013/05/governo-dalle-larghe-intese-e-scarse.html). “A buon intenditor …”.
Modilaut

lunedì 27 maggio 2013

Governo dalle larghe intese e scarse idee

Da mesi ormai è allarme economico nazionale: la recessione sembra inarrestabile con i consumi in costante calo, la disoccupazione in vertiginoso aumento ed il danaro sempre più ingessato nelle tasche di chi ancora ne ha; all’orizzonte non si intravedono però spiragli concreti che possano rassicurare o far sperare in un imminente miglioramento. 
E’ inutile nascondersi dietro al fico! Qualunque misura adottabile deve fare i conti con un debito pubblico inesorabilmente destinato ad aumentare: sempre meno persone producono reddito e finiscono per gravare sul welfare; chi ancora vi riesce, ne produce di meno; di conseguenza, le entrate erariali “ordinarie” sono destinate a diminuire ed il debito pubblico ad aumentare. Siccome non sarà più possibile introdurre nuove tasse (la pressione fiscale è ormai insostenibile), ma si dovranno ridurre quelle esistenti (l’IMU sulla prima casa ne è un esempio) e congelare gli aumenti programmati (IVA al 22%), l’unica soluzione prevedibile nell’immediato sarà quella del solito trito e ritrito potenziamento della lotta all’evasione fiscale per attingere risorse dai cd. “finti poveri”. 
Nessuno si vuole ancora rendere conto che, al di la dei facili proclami, si sta preparando in realtà un grande esproprio di stato nei confronti di tanti “finti ricchi”: chi si occupa di tributi lo sperimenta tutti i giorni quando va ad assistere davanti agli Uffici finanziari le posizioni dei propri Clienti Contribuenti, spesso increduli e sbigottiti per la situazione kafkiana che si trovano a dover vivere e che non avrebbero mai immaginato se non fossero stati direttamente coinvolti; alla fine bisogna sempre lasciare un bel po’ di soldi per contenere i danni (il ché conferma le statistiche sull’evasione fiscale in Italia; sic!). E’ un’esperienza che farebbe bene ai tanti benpensanti seriamente convinti di non aver nulla da temere; poveri illusi! Intanto, nessuno lo sa, ma per il 2013 l’Agenzia delle Entrate ha ulteriormente aumentato gli obiettivi (il famoso budget) imposti agli Uffici periferici e perciò "a buon intenditor …". 
Un dato però è certo: circola sempre meno danaro, i consumi continuano a calare, le imprese producono meno, i lavoratori perdono il posto e chi ancora potrebbe spendere non lo fa perché è dissuaso dal terrore di finire sotto le grinfie fameliche del Fisco che da più di un anno è a caccia di chi spende. In questo contesto è del tutto inutile continuare a invocare riforme istituzionali, incentivi all’occupazione (di solito giovanile e/o femminile, perché i maschi ormai “maturi” e padri di famiglia non contano nulla!) sottoforma di riduzione di costi o facilitazioni nell’accesso al lavoro (devastato dall’intervento della Fornero), proroga delle agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie e le riclassificazioni energetiche, …; sono le solite balle che danno tono alla politica illudendo i Cittadini in una ripresa impossibile. 
Bisogna rovesciare la frittata e partire dal basso: la gente deve tornare a spendere e per farlo non deve sentirsi più oppressa ed ossessionata dal Fisco; solo in questo modo si possono incentivare i consumi interni che sono un volano importante del commercio e dunque della produzione industriale e dunque del lavoro e dunque dell’occupazione e dunque della produzione della ricchezza dinamica che serve per invertire la recessione in atto. Per raggiungere questo obiettivo si deve sospendere per qualche anno l’applicazione degli strumenti accertativi di tipo vessatoriamente presuntivo (redditometro, spesometro, studi di settore e indagini finanziarie indiscriminate; solo le indagini e le verifiche in loco basate su fatti reali e non presunti possono scovare gli evasori veri), introdurre uno scudo fiscale interno per le risorse finanziarie rimaste sul territorio (i più furbi le hanno espatriate verso altri Stati nell’estate del 2011 dopo le scellerate manovre estive di Tremonti), riaprire lo scudo fiscale esterno solo per far rientrare i capitali fuoriusciti illegalmente ed introdurre incentivi specifici per far rientrare in Italia le ingenti risorse finanziarie trasferite legalmente in altri Statu europei (soprattutto la Germania) quando nell’estate scorsa è stata paventata una possibile uscita dell’Italia dall’Euro. 
Nell’immediato non c’è altro da inventarsi ed il Governo delle larghe intese può farlo! Dopodiché, mano alla riforma della Legge elettorale per restituire ai Cittadini il diritto di scegliersi i Parlamentari e via col rinnovamento non più rinviabile della Politica. 
Modilaut

domenica 26 maggio 2013

Macerata: Città "troppo" generosa?

Pensieri minimi sul grande cuore della “Civitas Mariae” (aliasMacerata granne”).

Pensiero n. 1
Il Comune e l’Università contraggono un mutuo per la realizzazione delle piscine: l’Università però non versa la sua quota ed il Comune paga per tutti.

Pensiero n. 2
Il Ce.Ma.Co. – Centro di Macellazione Comprensoriale di Macerata S.p.a. (partecipata per oltre 2/3 dal Comune di Macerata) è in perdita da anni, ha un debito di circa € 1.500.000,00 col sistema bancario e gli altri Comuni Soci intendono recedere; il Comune di Macerata ha intenzione di acquisire le partecipazioni di tali Comuni (di fatto si accolla gratuitamente anche le perdite); nell’atto di indirizzo prevede di ripianare il debito vendendo aree a circa € 70,00/mq (???) ed intanto riduce il canone di affitto dell’azienda pagato dall’affittuario Mattatoio CO.ZO.MA. (società di servizi effettivamente operativa) da € 60.000,00 ad € 46.000,00 anche se tale importo non riuscirebbe a coprire neanche gli interessi del suddetto debito.

Pensiero n. 3

L’Istituto dei Salesiani “Don Bosco” (storica Scuola che a Macerata ha formato per anni generazioni di studenti), dopo aver realizzato un discreto affare immobiliare grazie al Comune (con i proventi della vendita del sottosuolo, dopo la variante urbanistica appositamente approvata, l’Istituto ha messo a nuovo gli impianti sportivi e realizzato altri lavori sugli immobili), decide di punto in bianco di chiudere la Scuola in barba a Studenti e Genitori per motivi di natura finanziaria.

Un dubbio
Il Comune di Macerata è troppo buono o dovrebbe essere più attento? Forse qualcosa sfugge alla comprensione dei Cittadini … che intanto pagano!

Dott. Mario Pinciaroli
Responsabile Amministrazione e Finanza
Movimento Difesa Lavoratori Autonomi

venerdì 10 maggio 2013

Pensioni a rischio: l'ennesimo imbroglio?


Il passato Governo “tecnico”, quello del “Salva Italia”, ha combinato un altro pasticcio clamoroso a discapito degli Italiani: l’ex ministro del lavoro Fornero, per facilitare le diverse attività dei due enti previdenziali nazionali Inps ed Inpdap, li ha accorpati, facendo però portare in dote da parte dell’Inpdap, ente di assistenza per i dipendenti pubblici, il debito di circa  23,7 miliardi di euro; pertanto l’Inps, ente previdenziale dei privati (dipendenti di aziende, imprese, artigiani, commercianti ed autonomi ecc.) si è dovuto sobbarcare un elevatissimo passivo non suo, che potrebbe mettere fortemente a rischio, per mancanza di fondi, il pagamento delle casse integrazioni e perfino delle pensioni, come ventilato per lettera ai ministri Grilli e Foriero da un preoccupatissimo Direttore Generale dell’Inps Antonio Mastropasqua.
Come mai l’Inpdap ha un così abnorme disavanzo?
Oltre ad una opinabile gestione dei fondi pensioni per i lavoratori pubblici (diverse sono state le amministrazioni che non hanno ancora versato i contributi dei relativi dipendenti), c’è anche il trucco contabile prodotto dalla finanziaria del 2008 varata dal governo di Centrosinistra con primo ministro Prodi. Infatti, per rispettare gli accordi UE, oltre a non far emergere come debito pubblico i crediti che le aziende vantavano e vantano nei confronti dello Stato italiano non pagandoli (è stato necessario l’intervento della Commissione Europea per sbloccare una parte di essi), in quella finanziaria il debito della previdenza pubblica è stato trasformato in credito: in questo modo lo Stato avanzava tale cifra (23,7 miliardi di euro) dall’Inpdap e il conto è stato scaricato sulle spalle dei lavoratori del privato.
Ironia della sorte: nella commissione di vigilanza erano presenti anche le organizzazioni sindacali! … E nessuno ha mai avuto nulla da ridire!!!
Incredibile, ma vero: dove si andranno a prelevare i danari necessari per pagare le pensioni future?

Alfredo Caldarelli
Componente del Consiglio Direttivo
del Movimento in Difesa dei Lavoratori Autonomi

lunedì 29 aprile 2013

I conti della Politica nel Comune di Macerata

Leggendo il rendiconto della gestione ed il quadro generale di verifica del bilancio del Comune di Macerata del 2012, sorgono spontanee alcune riflessioni. 
Dai citati documenti si evince che le entrate tributarie del comune (tra le quali ICI/IMU circa € 9.000.000, addizionale IRPEF circa € 4.000.000, rifiuti circa € 7.000.000), nonostante siano cifre spaventose (provate a dividere per 43.000 e capire a quanto ammontano per abitante), rappresentano solo il 50% del totale mentre i trasferimenti (dallo Stato, etc.) rappresentano circa il 10%, rapporto cinque a uno. 
Tutti sappiamo che questo pesantissimo rapporto potrà solo peggiorare aggravando ancora il peso nelle tasche dei cittadini, peso che potrà essere sostenibile solo tramite una oculata gestione delle uscite ed il conseguente contenimento del prelievo fiscale. 
Le uscite correnti (in totale oltre € 40.000.000), tra le quali spiccano il personale € 12.000.000), i rifiuti € 7.000.00), le utenze (€ 2.600.000), i servizi “vari” € 5.000.000), gli interessi € 1.500.000), i trasferimenti € 5.000.000), sono circa l’80% del totale ed è facile capire che rimborsati i prestiti e fatti gli accantonamenti di legge ben poco rimane per investire nelle strutture a favore della cittadinanza (palestre, piscine, parcheggi, strade, etc.). 
Chi gestisce e gestirà dovrà tener conto dei vincoli futuri derivanti dal presente, ma soprattutto dovrà una volta per tutte dire alla cittadinanza come stanno veramente le cose senza promettere sapendo di non poter mantenere. 
Due parole sui residui, questi sconosciuti. Tecnicamente “l residui derivano dalla formazione del bilancio secondo il principio della competenza finanziaria per cui al 31 dicembre alcune entrate accertate non sono state riscosse (€ 35.000.000) ed alcune spese impegnate non sono state (€ 42.000.000)”. 
 Riassumendo, dobbiamo pagare circa € 7.000.000 di più di quello che dobbiamo incassare (ammesso che incasseremo il 100%) e, considerando il saldo di cassa, possiamo dire che non ci siano poi molti soldi (eufemismo). 
Per concludere, il minimo che un cittadino possa oggi pretendere, è essere cosciente e partecipativo sull’uso dei suoi soldi che mai come ora soffre nel guadagnare, ma soprattutto che possa in cuor suo dire che questi soldi sono spesi al meglio e che non gli siano chiesti ulteriori sacrifici per carenza di avvedutezza. 

Dott. Mario Pinciaroli 
Responsabile Amministrazione e Finanza 
Movimento difesa Lavoratori Autonomi

sabato 6 aprile 2013

Debiti della P.A.: braccino corto e mano lunga!



Finalmente sbloccati, almeno in parte, i pagamenti della Pubblica Amministrazione a favore delle piccole e medie imprese: saranno pagati (forse) 40 miliardi di euro sugli oltre 90 miliardi nei prossimi dodici mesi. Meglio di niente, ma comunque una vergogna:
  • in primo luogo, un apparato pubblico che accumula debiti verso il settore privato per oltre 90 miliardi di euro trascurando gli incredibili danni economici che ne conseguono, specie nei momenti di crisi, è quanto di più ignobile si possa pensare; approfitta infatti sconsideratamente del bisogno di lavoro delle imprese e dei relativi dipendenti e specula su una forma indiretta di finanziamento a costo zero alle loro spalle;
  • in secondo luogo, mettere in campo meno della metà del fabbisogno non risolverà il problema della grave sofferenza finanziaria di cui versa il sistema produttivo interno; è solo un po’ d’ossigeno in un momento asfittico, ma bisognerà verificare quanto sarà complicato svincolare i crediti e quali saranno i tempi di attesa … e dai burocrati non c’è da attendersi molto;
  • in terzo luogo, bisogna considerare il blocco dei pagamenti per pendenze tributarie introdotto nel 2006 dalla coppia Visco-Bersani (art. 2 c. 9 del D.L. 262/2006) che impedisce ai debitori d’imposta di riscuotere i propri crediti dalla Pubblica Amministrazione; in questi tempi sono molte le piccole e medie imprese costrette a diventare morose proprio a causa della mancanza di liquidità (magari determinata anche, se non soprattutto, dalla mancata riscossione proprio quei crediti!);
  • in quarto luogo, l’aver subordinato i pagamenti al rispetto dei vincoli di bilancio per non sconfinare nel deficit eccessivo offre un pretesto facile per sospendere o ritardare l’impegno nei pagamenti; per quanto lo Stato confidi sulle entrate derivanti da una pressione fiscale espropriativa (ormai salita addirittura al 52%!), la grave recessione in atto, il peso degli oneri sociali, la flessione del gettito per effetto della diminuzione del numero dei contribuenti che riescono a produrre reddito e della riduzione dell’ammontare dei redditi producibili, il rovinoso declino dei consumi interni ed il rallentamento della circolazione del danaro rendono assai probabile lo sconfinamento.
Che fare allora? Come fronteggiare questa evenienza? Dove reperire le risorse necessarie? Secondo le anticipazioni del Ministro Antonio Grilli (cfr. D. Pesole, “La clausola di salvaguardia concordata con Bruxelles”, in Il Sole 24 ore del 07.04.2013, pag. 2) si dovrebbe confidare in <<… contestuali tagli alla spesa corrente oppure attraverso l’incremento della pressione fiscale …>> (ancora? non ha già raggiunto il 52%?).
Il braccino corto dello Stato troverà però un formidabile aiuto nell’incontrollabile esercizio dei poteri accertativi soprattutto presuntivi del Fisco (studi di settore, spesometro, redditometro e indagini finanziarie). Grazie anche alle informazioni che saranno accumulate nelle smisurate banche dati disponibili, potrà aggredire le ingenti ricchezze nascoste dei contribuenti italiani che (pare) abbiano l’abitudine di piangere miseria e ostentare agiatezza; su questo pretesto, alimentato dalla propaganda di un livello di sommerso che, nonostante la crisi, pare sia sempre lo stesso da anni (€ 275 miliardi: tale era nel 2006/2007 e tale è rimasto ancora oggi nonostante la gravissima recessione in atto, il forte rallentamento della circolazione del danaro e la riduzione del p.i.l. - ???), si sta preparando un generalizzato esproprio di Stato in danno di tutti i Cittadini (soprattutto dei “finti ricchi”); convinti in assoluta buona fede della lealtà ed imparzialità del sistema tributario e perciò consenzienti verso certe misure intrusivo-repressive pericolosissime, anche i benpensanti dovranno sperimentare cosa significhi difendersi dalla prepotenza accertativa degli Uffici finanziari e ne rimarranno sconcertati.
Con ciò non si intende criminalizzare a tutti i costi importanti strumenti investigativi utili anche per contrastare fenomeni di criminalità organizzata, ma è certo comunque che non possono essere lasciati alla più libera discrezionalità dell’Amministrazione finanziaria che ha interessi economici diretti e specifici (raggiungimento del budget annuo minimo assegnato e trattamenti economici incentivanti per il personale qualificato); in un sistema così impostato, per evitare che l’applicazione degli strumenti accertativi di carattere presuntivo (studi di settore, spesometro, redditometro e indagini finanziarie) si presti ad altrimenti inevitabili abusi procedimentali (sollecitati dai vertici statali per ragioni di gettito!), è dunque indispensabile introdurre presupposti giuridici ben precisi e delimitati, devolverne l’autorizzazione ad una Autorità terza ed imparziale (art. 111 Cost.), garantire davanti ad Essa il diritto di difesa e di contraddittorio (art. 24 e 111 Cost.), eliminare il budget annuo e i trattamenti incentivanti che influenzano l’imparzialità degli operatori del Fisco ed il buon andamento della loro azione (art. 97 Cost.), responsabilizzarne l'operato e costituzionalizzare i principi contenuti nello Statuto dei Diritti del Contribuente (L. 212/2000).
Diversamente possiamo sin d’ora rassegnarci con un definitivo “poveri noi!”.
Modilaut