domenica 2 maggio 2010

Arbitrato del Lavoro? Si, ma anche Abitrarto Fiscale!

Da un po' di tempo è in atto un vivace dibattito sulla questione dell'Arbitrato in materia di lavoro che, nonostante appaia un utile rimedio per velocizzare le controversie tra Datore di lavoro e Lavoratore, suscita ancora perplessità e diffidenze che debbono essere superate: la posizione di una parte dei Sindacati (Cgl) pone l'accento soprattuto sulla sul fatto che << ... non si può mettere sullo stesso piano chi lavora e chi assume: mettere sullo stesso piano chi non è uguale è il fondamento degli attacchi alla condizione di chi lavora ...>>; altri Sindacati (Cisl, Uil e Ugl) si sono invece dichiarati favorevoli ad una opportunità in più offerta ai Lavoratori che possono optare volontariamente per l'attivazione del nuovo istituto. Il varo delle nuove regole è comunque ormai imminente.
Il confronto sul tema appare tuttavia utile anche per segnalare un'altra grande opportunità su cui dovrebbero lavorare i nostri Politici: l'Arbitrato Fiscale, sostitutivo dell'Accertamento con Adesione (D.Lgs. 218/1997).
E' mai possibile che il Contribuente debba vedersi costretto ad esperire il tentativo di definire la Sua posizione tributaria davanti allo stesso Ufficio finanziario che ha emesso (o che deve emettere) la pretesa tributaria, che deve raggiungere un budget annuale di materia imponibile recuperata a tassazione e che beneficia di incentivi commisurati alle maggiori imposte portate a casa? Quando si ha a che fare con la materia fiscale, il "buon andamento" e la "imparzialità" dell'azione della Pubblica Amministrazione (art. 97 Cost.),non esistono: conta solo la preunzione di evasione in capo al Contribuente e l'atteggiamento severo ed intransigente degli Operatori dell'Ufficio finanziaro, troppo spesso arroccati su posizioni pretestuosamente indisponibili, ingiustamente partigiane e prevalentemente deresponsabilizzanti.
Il Contribuente partecipa al contraddittorio in condizioni di assoluto e rilevante svantaggio, spesso perfino di soggezione, anche quando è assistito dal Suo Consulente, con l'unico obiettivo di tentare di ottenere una riduzione del carico tributario per usufruire della riduzione ad 1/4 del minimo delle corrispondenti sanzioni e di evitare il contenzioso tributario; in questo caso infatti dovrebbe sostenere le spese per farsi difendere, subire la riscossione provvisoria pari alla metà dei maggiori tributi accertati maggiorati degli interessi, assoggettarsi alle sanzioni in misura piena sull'eventuale riduzione delle maggiori imposte disposta dal Giudice, accollarsi i rischi ed i costi dei vari gradi di Giudizio (l'Ufficio finanziario non abbandona quasi mai la lite, perché finché sta davanti al Giudice può sperare in qualche possibilità anche remota; e poi, chi si assume la responsabilità di non impugnare una Sentenza anche solo parzialmente sfavorevole?); ... perciò preferisce assecondare obtorto collo la proposta dell'Ufficio finanziario (anche se ragionevolmente onerosa, parzialmente pretestuosa e perfno non soddisfacente), piuttosto che difendere i propri diritti in sede giudiziale.
E' un sistema assurdo ed inconcepible che solo Chi lo subisce può capire; esso meriterebbe perciò una revisione radicale, seria e rispettosa della terzietà del soggetto decidente.
Per questa ragione è auspicabile che si cominci a pensare ad un Arbitrato Fiscale in cui le ragioni del Contribuente possano venire valutate ed apprezzate da un Soggetto Terzo (se del caso collegiale) che sia estraneo all'Amministrazione finanziaria, che non abbia interessi diretti o indiretti sul quantum della pretesa tributaria, che offra suffcienti garanzie di vera imparzialità, autonomia ed estraneità e che possa realmente decongestionare la Giustizia tributaria godendo di un condiviso ruolo super partes.
I tributi servono allo Stato er perseguire finalità d'interesse per tutti i Cittadini, ma Ognuno di Essi deve pagare il giusto e non subire prepotenze legali!
Modilaut

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