giovedì 31 maggio 2012

"Lettere di cortesia" dal Fisco

Stanno arrivando proprio in questi giorni ai Contribuenti alcune lettere con cui l'Agenzia delle Entrate comunica le anomalie riscontrate fra le dichiarazioni annuali dei redditi relative al periodo d'imposta 2010 ed i dati presenti nell'archivio dell'Anagrafe Tributaria: si tratta di ben 300.000 informative per avvertire del rischio di incorrere in accertamenti sintetici sulla base dell'equazione "tot speso nell'anno = tot guadagnato nel medesimo anno" con una tolleranza fino al +20% rispetto al reddito dichiarato (se nel 2010 è stato dichiarato un reddito complessivo di € 25.000,000 non si deve aver speso più di € 30.000,00 altrimenti son dolori!).
E' l'effetto dell'applicazione dell'art. 38 del D.P.R. 600/1973 (così come risultante dalle "intelligenti" modifiche introdotte dall'art. 22 c. 1 del D.L. 78/2011) secondo cui "l'ufficio ... può sempre determinare sinteticamente il reddito complessivo del contribuente sulla base delle spese di qualsiasi genere sostenute nel corso del periodo d'imposta ..." (comma 4) "... a condizione che il reddito complessivo accertabile ecceda di almeno un quinto quello dichiarato" (comma 6).
Il problema è che il Fisco considera spese fiscalmente rilevanti anche quelle relative ad acquisti importanti come una unità immobiliare (abitazione, studio, garage, terreno, lotto edificabile, ...) o un'autovettura o altro più propriamente riconducibile ad un investimento del quale il Fisco ha avuto notizia; sono coinvolte dunque perfino quelle spese per le quali, di solito, vengono impiegati risparmi familiari accumulati nel tempo e che dunque normalmente non vengono effettuate con redditi guadagnati nello stesso anno ... e non ci vuole una grande intelligenza per capirlo (oltretutto sarebbe anche facile verificare la compatibilità dell'acquisto con la storia tributaria pluriennale del Contribuente e dei Suoi Familiari, perché l'elaborazione elettronica dei dai riferibili a ciascun codice fiscale interessato impiegherebbe un istante ad effettuare la stima).
Niente paura: il Contribuente è comunque tutelato perché sempre l'art. 38 in questione a "... salva la prova che il relativo finanziamento è avvenuto con redditi diversi da quelli posseduti nello stesso periodo d'imposta o con redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d'imposta o, comunque, legalmente esclusi dalla formazione della base imponibile" (comma 4); come al solito, il Fisco presume l'evasione e il Contribuente deve dimostrare il contrario!
Ciò significa che, per poter dimostrare l'impiego dei risparmi pluriennali, bisogna produrre all'Ufficio finanziario gli estratti conto bancari o postali e qui si amplifica il rischio del peggiore degli accertamenti (quello finanziario), perché si offre al solerte operatore tributario (interessato a raggiungere il budget annuale ed a far conseguire ai suoi superiori i trattamenti incentivanti) il pretesto per applicare le norme vessatorie contenute nell'art. 32 c. 1 n. 2 del D.P.R. 600/1973 in base alle quali i "versamenti" in conto non giustificati da una idonea documentazione che ne dimostri l'avvenuta tassazione o l'intassabilità si considerano ricavi o compensi evasi da recuperare e, fatto ancor più grave, anche i "prelevamenti" dagli stessi conti per i quali non si è in grado di indicare i beneficiari si considerano ricavi o compensi evasi da recuperare; si tratta di presunzioni legali (cioè stabilite dalla legge) che rovesciano sul Contribuente (evasore fino a prova contraria) l'onere di dimostrare la irrilevanza fiscale di quei movimenti e, se non ci dovesse riuscire, finirà nel calderone degli infedeli finiti giustamente nella rete della lotta all'evasione e magari dovrà dire addio all'acquisto effettuato con i sacrifici di anni.
La preordinata malafede del Fisco traspare dalle conclusioni della lettera inviata ai Contribuenti: <<... nel caso in cui non fosse in grado di dimostrare la compatibilità delle spese sostenute con il redito dichiarato, l'Agenzia delle Entrate potrà procedere all'accertamento sintetico del reddito complessivo; le suggeriamo quindi di considerare con attenzione questa comunicazione e le opportunità di ravvedimento offerte dalla normativa fiscale; la invitiamo a considerare il contenuto di questa comunicazione anche ai fini della dichiarazione 2012 (periodo d'imposta 2011), valutando la compatibilità delle spese effettuate lo scorso anno con il reddito complessivo da dichiarare ...>>.
Capito? "A buon intenditor ... poche parole": da questo momento in poi è meglio spendere il meno possibile ed evitare per il futuro di effettuare acquisti importanti (case, terreni, automobili, ...) per non rischiare di essere travolti dal rigore della lotta all'evasione. Così questo Stato pensa di favorire la crescita e lo sviluppo dell'economia!
Modilaut

mercoledì 30 maggio 2012

Se ...

Se voi foste cittadini di un Paese nel quale

da un lato:
1) la tassazione vi sottrae il 50% del vostro reddito annuale;
e come se non bastasse, il reddito sul quale il fisco applica le tasse non è quello reale ma quello che il fisco “accerta” unilateralmente sulla base di presunzioni di legge: presunzioni cervellotiche e spesso arbitrarie contro le quali non è possibile fornire una prova contraria perché si tratterebbe di fornire una prova negativa (probatio diabolica);
2) il fisco vi impone di tenere una vera e propria contabilità familiare e di conservare tutta la documentazione delle vostre spese (anche di quelle più personali, relative a vostri possibili “vizi”- alimentari, erotici, voluttuari…), costringendovi a denudare tutta la vostra vita privata; e nella ipotesi che le spese dell’anno superassero il reddito dichiarato, avendo attinto ai vostri risparmi pregressi (il vostro patrimonio), anche di questo dovete rendere ragione;
3) il fisco può trasformare i prelevamenti dal vostro conto corrente bancario (quindi l’uso del vostro denaro) in redditi (!) e notificare conseguenti accertamenti induttivi, a meno che non documentiate l’uso che ne avete fatto, indicando le generalità di chi ha ricevuto il vostro denaro;
4) il fisco può a suo arbitrio raddoppiare i termini decadenziali fissati per la sua azione accertatrice, semplicemente ipotizzando un’ipotesi di reato, sicché il cittadino viene costretto in una condizione di limbo per ben 8 anni, alla mercé degli umori e dei target di “fatturato” assegnati di anno in anno ai vari uffici;
5) il fisco può riscuotere coattivamente una consistente parte di quanto da lui ritenuto “reddito”, pur in pendenza di un vostro ricorso e pur essendo fatto notorio che circa 6 volte su 10 gli accertamenti del fisco sono infondati e vengono annullati dalle Commissioni tributarie, e pur essendo notorio che le banche, in presenza di azioni esecutive del fisco per tasse presuntamente dovute, revocano crediti e affidamenti con effetti devastanti sull’economia delle famiglie e delle imprese;

e dall’altro:
6) fosse certo e incontestabile che il denaro sottratto dal vostro lavoro e dalle vostre tasche non viene impiegato nell’interesse della collettività, ma viene sperperato in massima parte per pagare i privilegi di consorterie politico-sindacale-burocratico-amministrative (vertici istituzionali, parlamentari, governativi, giudiziari, regionali, provinciali, di società e apparati pubblici centrali e territoriali statali e parastali…);
7) e fosse certo che i membri di queste oligarchie percepiscono retribuzioni, prebende e altre mille indennità di gran lunga superiori a quelle percepite dagli organi, uffici omologhi di tutti gli altri Paesi del mondo civile, anche di quelli incomparabilmente più avanzati e ricchi del vostro Paese;
8) e quegli stessi governanti, che nel corso del tempo hanno rapinato voi cittadini comuni per finanziare i loro privilegi, avessero la spudoratezza di affermare che la causa del dissesto della finanza pubblica da essi provocato è l’insufficiente gettito tributario e che per la crescita del Paese occorre la crescita della tassazione; e come unici provvedimenti inasprissero ancor più le tasse sui redditi e sul risparmio in luogo di tagliare le loro prebende,

SE per vostra sventura
vi trovaste a vivere in un Paese simile, pur ben conoscendo il DOVERE LEGALE di rispettare le leggi, non pensereste che c’è tuttavia un DIRITTO MORALE a non obbedire a leggi intollerabilmente ingiuste, leggi che impongono al cittadino comune di subire confische, angherie e rapine come fosse un servo della gleba, e che c’è un corrispondente DOVERE MORALE a sbarazzarvi dei vostri legislatori e governanti per sostituirli con altri migliori?
Forse di primo impulso indirizzereste la vostra legittima rabbia contro gli agenti della riscossione. Essi sono però solo l’ultimo anello di una perversa catena, il cui anello precedente è costituito dai funzionari della G.di F. e dalle Agenzie delle entrate i quali pure non fanno altro che affannarsi con zelo certosino a impiegare le micidiali armi da guerra date loro in dotazione (con licenza di uccidere) da governanti e legislatori folli. Legislatori che hanno costruito nel tempo un mostruoso ingranaggio capace di distruggere moralmente ed economicamente coloro che lavorando mantengono in vita l’intera nazione. Legislatori che - ed è qui l’inconcepibile paradosso - sono gli stessi rappresentanti che voi avete eletto affinché curassero i vostri interessi.
Se dunque i vostri rappresentanti, coloro che dovrebbero essere al vostro servizio, tradissero il loro mandato, si fossero fatti vostri padroni, usando sbirri e boia per mantenervi in servitù e reprimere ogni ribellione, non dovreste rivolgere la vostra collera in primo luogo contro di loro?
Ma per nostra fortuna noi Italiani non ci troviamo in una situazione simile!
                                                                                                                                    Dott. Aldo Canovari

martedì 29 maggio 2012

Controlli ... o razzie?

Che cosa diremmo se venisse disposto che nel corso dell'anno la Polizia Stradale deve effettuare su tutto il territorio nazionale un dato numero di servizi sulla strada per incrementare di un tot percento le contravvenzioni a carico degli automobilisti? Che cosa diremmo se venisse disposto che nel corso dell'anno le Forze dell'Ordine debbono effettuare un dato numero di interventi sul territorio per incrementare di un tot percento le denunce di reato alla Magistratura? 
Grideremmo certamente allo scandalo; inveiremmo contro lo Stato tiranno; solleveremmo gli scudi contro un sopruso inaccettabile da parte delle Autorità preposte! Reagiremmo giustamente all'intollerabile stravolgimento delle regole di ordinaria gestione del potere: aumentare i controlli va bene, può essere anche un interesse di tutti, ma se la maggior parte dei controllati le rispettasse, come si potrebbe sperare in un incremento delle contravvenzioni o delle denunce di reato? Le conseguenze di comportamenti tutti da verificare non possono mai trasformarsi in un risultato predeterminato dell'azione di controllo se non prevaricando i diritti fondamentali dei Cittadini e travalicando i limiti dei doveri delle Pubbliche Autorità.
In materia tributaria tutto questo non vale! Quando si tratta delle entrate dello Stato i principi generali vanno sempre a farsi benedire.
Secondo quanto risulterebbe dal Piano di Azione 2012 dell'Agenzia delle Entrate (cfr. articolo di M. Mobili su Il Sole 24 Ore di oggi 29.05.2012, pag. 23) infatti l'obiettivo dei controlli previsti è quello di recuperare all'incirca il 15% in più rispetto al 2011: la voce "conseguimento delle previsioni di entrata" registrerebbe l'importo di 10 miliardi di Euro (cioè 1,3 miliardi in più del 2011) che dovrebbe derivare dalla stessa quantità di accertamenti dell'anno precedente (n. 380.000) indirizzando le verifiche su n. 3.166 grandi imprese (quelle con volumi d'affari non inferiori ad 100 milioni di Euro), n. 13.000 medie imprese, n. 130.000 piccole imprese e professionisti, n. 35.000 contribuenti persone fisiche che saranno assoggettati al redditometro e n. 11.000 poveri cristi che saranno sottoposti ad accertamenti bancari! Da tutti questi controlli "debbono" scaturire i 10 miliardi di recuperi tributari e l'incremento di 1,3 miliardi rispetto all'anno precedente in barba ai principi del "buon andamento" e della "imparzialità" dell'azione della Pubblica Amministrazione (art. 97 Cost.) ed ai frequenti richiami da parte del Presidente del Consiglio Monti (<<... ogni ... atto deve essere fatto con senso della misura, con imparzialità, attenzione al rigore e alla trasparenza e non deve essere espressione di un potere arbitrario, ma un'azione a nome delle istituzioni, dello Sttao e della Costituzione ...>> - Bergamo, 26.05.2012, cerimonia del giuramento degli Allievi Ufficiali della Guardia di Finanza). Tanto per completare il quadro, va anche ricordato che gli operatori dell'Agenzia delle Entrate si spartiranno pure gli incentivi quale premio per ciò che avranno recuperato.
Finiamola di fare gli struzzi ... prima che sia troppo tardi!
Modilaut

sabato 5 maggio 2012

Vittimismo ipocrita o disinformazione?

La recentissima lettera del Direttore Attilio Befera ai dipendenti dell'Agenzia delle Entrate dopo il grave episodio di Romano di Lombardia (BG) (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-05-04/lettera-attilio-befera-195251.shtml?uuid=AbgXPqXF) è certamente un atto dovuto del Capo, ma per chi ha a che fare con gli Uffici finanziari dimostra un vittimismo inaccettabile.
In primo luogo, la "pericolosità" non riguarda affatto il lavoro degli operatori dell'Amministrazione finanziaria, ma le modalità con cui viene svolto nei confronti dei Contribuenti; salvo casi eccezionali di evasione grave o fraudolenta infatti, la maggior parte di Essi viene sottoposta all'applicazione di presunzioni legali (sia pur relative) contro cui spesso è impossibile difendersi perché serve un prova negativa a dir poco diabolica: chi ha avuto modo di sperimentare gli effetti 
  • del redditometro (che, senza possedere Suv, Ferrari o Porche, ma solo per avere un'auto di cilindrata poco più che media, disporrre di una casa di abitazione e magari dover pagare un mutuo ipotecario fanno stimare un reddito complessivo di qualche decina di migliaia di Euro l'anno) o 
  • degli studi di settore (che impongono un volume di ricavi o compensi predeterminati sulla base delle caratteristiche della propria attività ed indipendentemente da come vanno effettivamente gli affari) o, peggio ancora, 
  • delle indagini finanziarie (che consentono di presumere come ricoavi o compensi da tassare tutti i versamenti e le operazioni extra-conto non specificamente e documentalmente giustificate e perfino tutti i prelevamenti dai conti bancari per i quali non si è in grado di indicare e documentare l'impiego) 
conosce bene lo smarrimento, lo stress psicologico, l'incredulità che si prova nel misurarsi con una insensibilità, indisponibilità ed disumanità sconcertanti giustificate proprio dal rigore delle presunzioni stabilite dalla Legge a favore dell'Erario e basate sull'assurdo presupposto che "il Contribuente è evasore fino a prova contraria"; alla fine si deve quasi sempre pagare ingiustamente un pegno più o meno elevato per chiudere la pratica beneficiando delle sanzioni ridotte ed evitando i costi di difesa (tanto maggiori quanto più alto è il valore della pretesa) e i rischi del contenzioso (specie quello davanti alla Corte di Cassazione). Peggio sarà col nuovo redditometro, che è impostato su elaborazioni statistiche analoghe a quelle degli studi di settore, e con lo spesometro, che considera guadagnato nell'anno (salvo prova contraria specifica) tutto quello che risulta speso nello stesso anno (l'Anagrafe Tributaria sta facendo il pieno di dati a partire dalle utenze domestiche per finire con le disponibilità finanziarie).
In secondo luogo, se non è facile la vita dei dipendenti dell'Agenzia delle Entrate fuori dall'Ufficio finanziario, figuriamoci quanto può essere facile quella dei tantissimi Lavoratori indipendenti (imprenditori, commercianti, artigiani, professionisti) che debbono procurarsi i clienti, che debbono riuscire a farsi pagare, che debbono comunque provvedere al pagamento dei propri creditori, che debbono mantenere in piedi l'azienda o lo studio anche quando l'attività non va bene, che debbono tentare di conservare i dipendenti o i collaboratori (vera forza dell'attività) anche quando non si guadagna a sufficienza; come se non bastasse, alla fine debbono pure subire le pretese ingiuste o sproporzionate degli Uffici finanziari che, siccome debbono fare budget, hanno perfino gli incentivi e debbono rendere conto alle strutture sovraordinate, non hanno alcun interesse a capire le situazioni e ad ridurre adeguatamente le loro pretese impositive e sanzionatorie.
In terzo luogo, <<... le accuse incredibili che da più parti ... vengono rivolte ...>> all'Amministrazione finanziaria di contribuire con la Sua azione <<... a sgretolare la coesione sociale ...>> dovrebbero far riflettere attentamente il Direttore Attilio Befera per far sì che i Suoi rassicuranti e frequenti proclami di un Fisco non oppressivo e rispettoso della capacità contributiva dei Contribuenti siano realmente applicati dagli Uffici periferici e dai verificatori e che le presunzioni legali che il Legislatore non costituiscano un pretesto insormontabile. E' facile fare proclami o diramare slogan, ma poi bisogna verificarne la corretta applicazione.
Perciò, delle due, l'una: o il Direttore Attilio Befera finge di non sapere e tenta di vittimizzare coloro che lamentano di sentirsi <<... aguzzini di gente disperata che non sa più dove sbattere la testa ...>>, oppure non si è mai informato su come si svolge quotidianamente il rapporto fra il Contribuente e gli Uffici finanziari.
In conclusione, se si vogliono realmente ricercare e perseguire scelte adeguate per ristabilire il giusto equilibrio e la necessaria serenità è indispensabile eliminare tutte le presunzioni legali che penalizzano i Contribuenti a vantaggio esclusivo del Fisco e ristabilire il principio fondamentale dell'onere della prova secondo cui chi rivendica una pretesa nei confronti di qualcuno deve dimostrarne di averne diritto: basta con la presunzione secondo cui i Contribuenti sono evasori fino a prova contraria! 
Modilaut

venerdì 4 maggio 2012

Non poteva non accadere!

Ciò che è appena accaduto all'Agenzia delle Entrate di Romano di Lombardia (BG) non poteva non accadere; c'è solo da meravigliarsi che sia accaduto solo ieri e che resti un fenomeno isolato:
  • la pressione fiscale è troppo elevata e viene percepita in modo espropriativo - in un momento in cui è quasi un privilegio riuscire a guadagnare qualcosa, tra tributi diretti, tributi indeducibili, tributi locali, anticipi, acconti e contributi vari se si arriva a trattenere il 30% è un miracolo; 
  • l'ossessione fiscale è drammaticamente disorientante - la normazione frammentaria, caotica, complessa, continuamente reiterata ed eccessivamente dinamica, anche quando dovrebbe semplificare, costituisce una grave complicazione, distrae dalle ordinarie occupazioni produttive, alimenta l'incertezza e la paura ed è divenuta anche intellettualmente insostenibile; 
  • l'oppressione fiscale è palpabile e scoraggiante - le innumerevoli presunzioni legali (a partire da quelle più note scaturenti dall'applicazione del redditometro, dello spesometro, degli studi di settore e dalle indagini finanziarie) utilizzate maldestramente finiscono per creare reddito da tassare dove non c'é e travolgono soprattutto i ceti medio-bassi; 
  • l'atteggiamento degli Uffici finanziari è sempre più insensibile ed inumano - soggiogati al raggiungimento dei budget annuali dei recuperi tributari, allettati dagli incentivi in danaro e favoriti dagli strumenti accertativi basati sulla presunzione di evasione del Contribuente fino a prova contraria (spesso impossibile da fornire) trasforma in vittime del sistema anche i veri evasori e ne alimentano in modo preoccupante la propensione all'infedeltà fiscale disattendendo completamente alla funzione rieducativa della repressione dei fenomeni evasivi;
  • i proclami demagogici di chi governa non convincono più nessuno - per distrarre l'attenzione sui problemi reali del Paese e sulle soluzioni più efficaci che riguardano la riduzione drastica dei costi di funzionamento dell'apparato istituzionale e politico e di quello burocratico, si continua a enfatizzare la lotta all'evasione introducendo strumenti accertativi tipici dei regimi dispotici ed illudendo la Gente di perseguire i "veri ricchi" che appaiono "fiscalmente poveri" per poi procedere ad un vero e proprio esproprio nei confronti della maggor parte dei Cittadini.
E' ora di finirla! Le Persone operose non ne possono più! La Gente è esasperata, sfiduciata ed ovunque risuona lo stesso grido: "basta!". 
Possibile che si finga ancora di non vedere? Cos'altro deve ancora succedere? In cosa deve sfociare la rabbia così pericolosamente univoca e diffusa?
Le manovre degli ultimi dieci mesi hanno aiutato la recessione già in atto da tempo, bloccato il mercato interno, incrementato solo la disoccupazione e creato disaffezione all'intraprendenza; quelle in corso di approvazione vanno nella stessa direzione. 
Le parole magiche "liberalizzazioni", "innovazioni", "ricerca", "riforme", "investimenti", "incentivi" ... che tutti i giorni sentiamo in bocca agli esponenti del governo ed ai vari politici di turno (sempre gli stessi, nonostante la loro inutilità conclamata dai fatti) non servono a niente se non si restituisce alle Persone operose la voglia e la passione per il lavoro, se non si finisce di sfornare regole nuove destabilizzanti, se non si smette la caccia a chi spende i propri soldi, se non si liberano le risorse finanziarie ancora disponibili nelle famiglie, se non si liberalizza l'uso del danaro contante e se non si allenta la morsa ossessivamente opprimente di una atmosfera poliziesca.
Di questo passo ci sarà anche dell'altro che non potrà non succedere!
Modilaut