sabato 16 giugno 2012

Manovra per la crescita con handicap

Era stato già a suo tempo denunciato l'effetto recessivo che avrebbero prodotto le prime misure adottate dal Governo Monti (http://www.soslavoratoriautonomi.blogspot.it/2011/12/una-manovra-ragionieristica-per.html), ma secondo i più il "Salvatore" nazionale doveva essere lasciato lavorare prima di protestare. Dopo sei mesi finalmente è arrivata la tanto annunciata "manovra per la crescita" che contiene, per la verità, anche misure interessanti: fra di esse va accolto con favore l'intervento migliorativo della disciplina agevolata riguardante le opere di ristrutturazione degli edifici; è indubbio infatti che l'edilizia è un settore trainante della nostra economia e che la sua rivitalizzazione può avere effetti importanti per la ripresa del lavoro, dell'occupazione e della circolazione della ricchezza. 
Non è un caso infatti che, dopo le misure penalizzanti che furono adottate dal duo Visco-Bersani nell'estate-autunno del 2006 e l'azione devastante subito dopo intrapresa dall'Agenzia delle Entrate nei confronti delle imprese edili e dei loro clienti, è iniziata una caduta inarrestabile del mercato immobiliare e di tutto il relativo indotto (subappalti per le varie opere edili; servizi professionali; forniture di materie prime, semilavorati, materiali vari, attrezzature e relativi accessori; lavorazioni di movimento terra, di impiantistica, di imbiancatura, di piastrellatura, di pavimentazione, di lastricatura; interventi di finitura, di messa a norma, di adattamento, ...; cessione di prodotti finiti per gli arredi, gli allestimenti, ...; ecc. ecc.) che ha di fatto paralizzato l'economia, provocato una progressiva perdita di occupazione (sia del lavoro dipendente che di quello indipendente) ed alimentato una recessione che ha poi coinvolto tutti gli altri settori e che è tuttora preoccupantemente in atto (http://www.soslavoratoriautonomi.blogspot.it/2011/10/la-repubblica-degli-struzzi-malata-di.html). Ben vengano dunque interventi di sostegno alla ripresa del lavoro nel comparto delle opere edili destinate alle ristrutturazioni degli edifici dalle quali il Governo Monti si attende un giro di affari di almeno € 179.Milioni per ciascucno dei prossimi due semestri (oltre agli altri € 500.Milioni semestrali stimati per le opere di riqualificazione energetica).
E' mancato però un atto di coraggio, ormai divenuto essenziale e doveroso, che avesse anche liberato il settore dagli incredibili ostacoli che di fatto impediranno comunque di ottenere gli effetti molto ottimisticamente preventivati:
1) finché la Gente sarà sottoposta al rischio "spesometro" (art. 38 c. 4 del D.P.R. 600/1973), in base al quale i costi sostenuti nell'anno si presumono sostenuti (fino a prova contraria) con redditi prodotti nello stesso anno, senza considerare la storia fiscale pluriennale del Contribuente e la Sua obiettiva capacità di risparmio, saranno molto pochi quelli che approfitteranno degli incentivi; proprio nei giorni scorsi infatti l'Agenzia delle Entrate ha inviato ben 300.000 lettere contenenti la comunicazione di anomalia da spese e la larvata minaccia di accertamento sintetico sottoforma di cortese invito a controllare e, se del caso, procedere con ravvedimento operoso (http://www.soslavoratoriautonomi.blogspot.it/2012/05/lettere-di-cortesia-dal-fisco.html); nell'attuale sistema accertativo per i Contrubuenti spendere i propri risparmi per opere di ristrutturazione edilizia o di riqualificazione energetica comunicate all'Anagrafe Tributaria significa mettersi alla mercé del Fisco con tutto quello che ne consegue (onere di provare documentalmente la propria lealtà fiscale davanti ad un Ufficio finanziario generalmente sordo ed indisponibile perché condizionato dal budget annuale e dai trattamenti incentivanti collegati con l'accertato e con il riscosso), compresa la prospettiva di dover alla fine pagare le tasse su quello che non hanno guadagnato solo perché hanno speso ciò che avevano risparmiato negli anni;
2) le limitazioni all'utilizzo del danaro contante per evitare fenomeni evasivi, diffusi specie nel settore dei lavori edili o comunque interessanti gli edifici, hanno determinato un ulteriore grave freno alla circolazione delle risorse finanziarie interne, parte significativa delle quali già espatriate sin dallo scorso autunno 2011 (ad Ottobre le banche svizzere avevano già esaurito le cassette di sicurezza disponibili ed avevano iniziato perfino ad affittarle dagli alberghi); quelle ancora giacenti in Italia sono destinate ad essere sciupate in consumi non segnalati né segnalabili all'Anagrafe Tributaria e perciò non saranno mai impiegate nel settore delle ristrutturazioni immobiliari e delle riqualificazioni energetiche; di conseguenza, insieme alle agevolazioni tributarie, se non si vuole ripristinare una soglia convenientemente più elevata dell'impiego di danaro contante, le misure per la crescita avrebbero dovuto prevedere almeno uno "scudo fiscale" (con imposta sostitutiva) per liberare le risorse finanziarie esistenti in Italia con effetti tombali su tutti i tributi diretti ed indiretti e sui reati tributari (fatti salvi naturalmente gli effetti anche penali riguardanti altre ipotesi di illecito extra-tributario);
3) i Contribuenti che in passato hanno usufruito delle agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie e per le riqualificazioni energetiche degli edifici hanno incontrato così tante difficoltà ed insidie operative da doversi quasi sempre confrontare con gli Uffici finanziari che trovavano sempre il motivo per disconoscere in tutto o in parte le relative detrazioni, forti di norme equivoche, interpretazioni ufficiali pro-Fisco o altri pretesti dai quali alla fine scaturiva l'obbigo di pagare sgradite pretese tributarie e sanzionatoria e il costo di una inevitabile assistenza professionale con conseguente vanificazione di ogni beneficio; le misure per la crescita avrebbero dovuto pertanto prevedere anche una vera e radicale semplificazione della relativa normativa per favorire il più tranquillo e sicuro accesso alle agevolazioni in questione.
In conclusione, le pur apprezzabili disposizioni per favorire la ripresa e lo sviluppo del lavoro nel settore delle ristrutturazioni edilizie e della riqualificazione energetica degli edifici ed in tutti gli altri settori connessi e collegati degli edifici sono destinate a naufragare clamorosamente senza poter produrre gli effetti sperati se il Governo Monti non avrà il coraggio di intervenire adeguatamente per liberare i Contribuenti dalla pirateria fiscale, per liberare le risorse finanziarie ancora giacenti in contanti sul territorio Italiano e per liberare la normativa dai rischi dipendenti dalla equivocità, complessità e farraginosità delle relative disposizioni.
"A buon intenditor ..."
Modilaut

giovedì 14 giugno 2012

Equitalia non c'entra.

L'ennesimo attacco vandalico contro una sede di Equitalia (questa volta è toccato a quella di Bologna) dimostra che non si conosce come funzione l'organizzazione del Fisco in Italia: Equitalia è soltanto l'ente che "deve" riscuotere il carico tributario e sanzionatorio che gli trasmette già bello e confezionato nella maggior parte dei casi l'Agenzia delle Entrate; è pur vero che nel corso del procedimento di riscossione il debito fiscale si arricchisce di ulteriori oneri (€ 5,88 per diritti di notifica, 4,00-4,5% per interessi), aggi (4,65-9,00%), interessi di mora (6,8358-9,00%) e quant'altro, ma Equitalia non può sottrarsi ai propri obblighi e "deve" attivare tutte le procedure rigorosamente stabilite dalla Legge per agire esecutivamente nei confronti del debitore (cfr. artt. 45 ss. del D.P.R. 602/1973 e relative norme complementari). Serve dunque anzitutto un chiarimento, sia pure sommario: 
  • il Governo fa i conti e stabilisce quanto serve per amministrare lo Stato avvalendosi anche del contributo del Ministero dell'Economia e delle Finanze che ha i cordoni della borsa;
  • il Ministero dell'Economia e delle Finanze ordina all'Agenzia delle Entrate di procurare la parte delle risorse che derivano dalle entrate tributarie indicandole l'importo complessivo;
  • l'Agenzia delle Entrate a sua volta stabilisce i budget a cui dovranno attenersi le diramazioni periferiche (Direzioni Regionali e Direzioni Provinciali) nell'esercizio dei loro poteri di accertamento;
  • gli Uffici finanziari periferici si adoperano per soddisfare la richiesta esercitando tutte le loro prerogative (accessi, ispezioni, verifiche, studi di settore, redditometri, spesometri, indagini finanziarie, presunzioni legali di vario genere), usufruendo anche di specifici trattamenti economici incentivanti, ed emettono gli accertamenti nei confronti dei Contribuenti;
  • Equitalia riceve dai medesimi Uffici finanziari l'ordine di riscuotere le somme per le quali i Contribuenti risultano essere (almeno sulla carta) debitori verso il Fisco, anche se nel frattempo la pretesa è stata impugnata davanti al Giudice (Commissioni Tributarie), e deve agire esecutivamente in caso di mancato pagamento.
In tutto questo giro tocca perciò ad Equitalia di andare a prendere i soldi in tasca ai Contribuenti ed il suo rigore procedimentale viene percepito male dai malcapitati i quali riversano su di Essa le loro ire. 
L'anomalia però sta a monte e cioè nel livello intermedio dove, per assecondare esigenze di budget imposti dall'alto e per avere qualche soldo in più in busta paga, c'è chi ha tutto l'interesse ad approfittare dei numerosi strumenti presuntivi per effettuare accertamenti fiscali sempre più elevati e sempre meno aderenti alla reale capacità contributiva dei malcapitati. Succede così che un Contribuente che ha evaso, ad esempio, € 50.000,00 viene accertato per una evasione presunta di € 400.000,00 e viene invitato definire ad € 300.000,00 altrimenti è costretto ad andare in Giudizio con tutti gli oneri e i costi della difesa per i vari gradi e con i normali rischi del contenzioso; intanto però l'Erario manda in riscossione una parte dei maggiori tributi accertati. Morale: l'evasore diventa vittima del sistema, si sente perfino prevaricato da un potere pubblico maldestramente esercitato nei suoi confronti e quando l'esattore batte cassa reagisce male, ... ma Equitalia non c'entra niente!
Se l'Agenzia delle Entrate esercitasse pretese accertative "giuste", il Contribuente obtorto collo non potrebbe sottrarsi al suo obbligo di pagamento, magari approfittando anche dei vari benefici di Legge, capirebbe di aver sbagliato, forse si educherebbe al rispetto delle regole anche tributarie e non alimenterebbe reazioni inconsulte nemmeno nei confronti degli Enti sbagliati.
Modilaut

lunedì 4 giugno 2012

Contenzioso tributario: un'occasione per qualche giusta modifica.

Il Ministro della Giustizia avrebbe elaborato una serie di misure per accorciare la durata dei processi civili limitando l'accessibilità ai gradi di appello e di legittimità per evitare che i diritti di impugnazione delle Sentenze  vengano abusati da parte dei contendenti.
L'occasione è dunque propizia per affrontare anche la questione del decongestionamento del contenzioso tributario nell'ambito del quale il diritto di impugnazione viene molto spesso abusato da parte dell'Amministrazione Finanziaria: anche se vige il principio della soccombenza per cui chi perde dovrebbe pagare le spese sostenute dalla controparte, i soldi infatti sono sempre quelli presi dai Contribuenti (mica vengono prelevati dalle tasche degli Impiegati o dei Funzionari o dei Dirigenti degli Uffici periferici che autorizzano o decidono gli appelli davanti alle Commissioni Tributarie Regionali o i ricorsi davanti alla Corte di Cassazione!); d'altra parte, l'esperienza giudiziale di questi ultimi otto anni dimostra che, soprattutto la Corte di Cassazione, trova spesso il pretesto per dare ragione al Fisco, anche ribaltando indirizzi da tempo consolidati. "A pensar male ... si fa peccato", ma è un dato di fatto che l'Agenzia delle Entrate (controparte dei Contribuenti nei Giudizi tributari) è la longa manus che serve al Governo anche per recuperare le risorse finanziarie con cui il Ministero preposto provvede a pagare gli stipendi ai Magistrati (quelli di Cassazione si collocano intorno ad € 15.000,00 al mese). Sic!
Ecco allora qualche suggerimento per il Ministro della Giustizia che certamente produce una rilevante riduzione del contenzioso tributario giudiziale:
  • introduzione di una forma di acquiescenza agevolata per le Sentenze delle Commissione Tributarie sfavorevoli ai Contribuenti che preveda la riduzione delle sanzioni al 40% per quelle Provinciali ed al 60% per quelle Regionali (in questo modo i Contribuenti possono avere un interesse apprezzabile a non proseguire oltre nel Giudizio);
  • introduzione del divieto di appello per gli Uffici finanziari contro le Sentenze che si pronunciano sulla nullità degli atti impositivi impugnati o sul merito, conservando il diritto di opposizione nei gradi superiori solo per le questioni di puro diritto riguardanti l'interpretazione delle norme tributarie; gli Uffici finanziari esercitano infatti una potestà accertativa nei confronti del Contribuenti e perciò la pretesa deve essere valida e sufficientemente fondata sin dal momento in cui viene notificata al destinatario; diversamente, non può essere il Contribuente a patirne le conseguenze sostenendo gli oneri ed i costi delle impugnazioni avversarie, ma deve essere il Responsabile del Procedimento ad assumersi la responsabilità anche patrimoniale per il danno arrecato all'Erario nell'aver esercitato male la potestà accertativa;
  • introduzione del principio che, in caso di soccombenza dell'Ufficio finanziario, al pagamento della condanna alle spese contribuisca almeno per il 30% il Responsabile del Procedimento in solido con il Suo diretto Superiore e col Dirigente dell'Ufficio medesimo in parti egualmente ripartite (1/3 ciascuno); almeno una parte non simbolica dei soldi necessari deve infatti provenire dalle tasche di chi ha ingiustamente provocato o perseverato nel contenzioso sfavorevole per l'Erario.
Già che c'è, il Ministro potrebbe inoltre apportare qualche altra utile modifica al contenzioso tributario per favorire la definizione stragiudiziale delle controversie, ristabilire la parità processuale fra le Parti ed eliminare oneri inutilmente iniqui e dispendiosi a carico dei Contribuenti:
  • re-introduzione delle originarie riduzioni del 25% per l'acquiescenza alla pretesa impositiva o sanzionatoria e per le definizioni mediante la procedura dell'accertamento con adesione;
  • eliminazione del reclamo obbligatorio che non garantisce alcuna imparzialità per assoluta mancanza di terzietà rispetto all'Ufficio procedente, costituisce solo una insidia procedimentale per i Contribuenti, offre una opportunità in più agli Uffici periferici per tentare di introitare un quid aggiuntivo (comunque conveniente per il Contribuente che approfitta della riduzione delle sanzioni ed utile all'Operatore che si guadagna il trattamento incentivante o lo fa guadagnare al Suo Superiore), limita l'esercizio del diritto di difesa per ciò che dipende dalla scelta della migliore strategia processuale, aumenta i costi per l'assistenza e la difesa che dovrà gestire anche la fase pre-giudiziale oltre a quella giudiziale;
  • eliminazione del divieto della prova testimoniale nel processo tributario per provare fatti e circostanze rilevanti per la decisione in quelle situazioni in cui gli accertamenti si basano sulle presunzioni ed il Contribuente non ha l'obbligo di istituire e tenere la documentazione contabile e fiscale.
Si tratta di modifiche semplici, giuste ed utili sia per ristabilire un rapporto più giusto ed equilibrato fra i Contribuenti e gli Uffici finanziari, sia per velocizzare l'iter contenzioso in materia tributaria, sia per decongestionare le Commissioni Tributarie e la Corte di Cassazione dall'ingente carico tributario che, nella situazione attuale, è inevitabilmente destinato a crescere sempre di più ... nonostante tutto.
Modilaut