domenica 21 luglio 2013

La crisi è finita!

Secondo le stime di Bankitalia nel IV trimestre 2013 <<… la caduta dell’attività produttiva si fermerà, ma questo di per sé non significa che si comincerà a crescere in modo straordinario …>> (20.07.2013, conferenza stampa al termine del G-8 finanziario di Mosca); quindi si comincerà a crescere in modo “ordinario”?!? 
Che significa? Che abbiamo toccato il fondo? 
Finalmente! Fra chi vi si è spiaccicato e chi gli è caduto rovinosamente sopra, si tratta ora di resistere ai fetori della decomposizione di questa fossa comune per poi poter ripartire insieme agli altri graziati dalla sorte.
Evviva! Fortunato chi ce la farà, anche se dovrà condividere il sudore della sua fronte con il volto disteso e saccente dei soliti noti, rappresentanti politici e istituzionali, che la crisi non l’hanno vissuta mai perché non hanno subito insoluti o ritardi nei pagamenti dei lauti emolumenti, non hanno subito preoccupanti tagli alle loro varie entrate, non hanno subito la falcidia economica e finanziaria dei concordati e dei fallimenti di chi li mantiene, non hanno subito pretese ingiuste da parte del Fisco famelico che recupera soldi per le casse dello Stato, non hanno subito il disagio di doversi cercare un lavoro che non hanno mai perduto, non hanno subito l’onta di chiedere anticipi o di acquistare a credito perché altrimenti non arrivavano a fine mese, non hanno subito … nulla! Loro son rimasti tutti lassù, in cima al bordo della fossa comune, ad assistere alla caduta libera, accusandosi l’un l’altro su chi ne era responsabile, litigando su qualunque pretesto più o meno serio, arrogandosi la presunzione di risolvere problemi che non hanno e non conoscono, aggrappandosi come ostriche alle loro poltrone. 
Pazienza; l’importante è che la crisi sia finalmente finita: “mal comune, mezzo gaudio” e finalmente si ricomincia. 
<<Driiiin! Driiin! Driiin! Azz…., la sveglia!>> Il sogno è finito. Si torna alla dura e grave realtà e si continua a cadere … sotto lo sguardo dei soliti noti lassù, sul bordo del precipizio, ancora ad accusarsi, litigare , discutere, …
Modilaut

giovedì 11 luglio 2013

Figli e figliastri nel pagamento dei debiti tributari

L’allungamento della rateizzazione fino a n. 120 rate prevista dal “Decreto del fare” riguarda i soli debiti tributari verso Equitalia e non altre analoghe situazioni debitorie ugualmente gravose verso l’Agenzia delle Entrate: non si applica, ad esempio, agli istituti deflattivi del contenzioso come l’acquiescenza (cfr. art. 15 del D.Lgs. 218/1997), l’accertamento con adesione (cfr. artt. 1÷13 del D.Lgs. 218/1997), la mediazione tributaria obbligatoria (cfr. art. 17-bis del D.Lgs. 546/1992) e la conciliazione giudiziale (cfr. art. 48 del D.Lgs. 546/1992); per esse le rate sono inderogabilmente e rigidamente prestabilite per legge (fino ad otto o dodici rate trimestrali). Per la definizione delle sanzioni (artt 16 e 17 del D.Lgs 472/1997) addirittura non è neppure prevista la rateizzabilità e perciò il relativo pagamento deve avvenire per intero in un’unica soluzione.
I Contribuenti in difficoltà in questi casi non hanno speranze: se non riescono ad adempiere alle scadenze prefissate, vengono irrimediabilmente puniti con la decadenza dalla rateizzazione (salvo che non paghino entro la scadenza successiva) e con la sanzione del 60% su tutto il residuo da versare. E che diamine! Quelli che invece volessero definire le sole sanzioni e non disponessero delle risorse finanziarie per pagare tutto e subito l’importo dovuto, sono rovinati: l’utile beneficio è irrimediabilmente precluso! Eppure la crisi finanziaria è uguale per tutti i Contribuenti e non ha alcun senso mostrare generosità solo verso i debitori di Equitalia mantenendo un rigore assoluto verso i debitori dell’Agenzia delle Entrate.
Ovviamente non si tratta di “agevolare” chi ha subito recuperi impositivi o sanzioni per le violazioni tributarie, a volte perfino inconsapevolmente o a causa di errori o mancanze dei loro consulenti o del mutamento dell’interpretazione di certe normative (in ogni caso, un pregiudizio nei loro confronti non sarebbe neppure giusto, se si considera il sistema accertativo vigente estremamente penalizzante e spesso basto su presunzioni legali indifendibili). Bisognerebbe solo prendere atto che la grave congiuntura economica in atto esige un atteggiamento più benevolo anche per i pagamenti relativi agli istituti deflattivi del contenzioso ed alla definizione delle sanzioni, soprattutto per favorirne il buon fine e salvaguardare il gettito corrispondente. 
Sarebbe perciò opportuno che in sede di conversione del “Decreto del fare” si rimediasse a tali lacune per rendere la manovra più efficace ed utile, coerentemente con le dichiarate finalità agevolative volte ad introdurre “… misure urgenti per il rilancio economico del Paese …” (cfr. il comunicato ufficiale del Governo per anticipare la manovra). 
Modilaut

venerdì 5 luglio 2013

120 rate per pagare Equitalia: vero o falso?


Il Decreto “del fare” prevede 120 rate mensili (le attuali arrivano a 72) per pagare i debiti tributari a Equitalia, ma solo a condizioni impossibili.
Innanzitutto la difficoltà deve essere “comprovata e grave” e ciò ricorre in caso di “accertata impossibilità per il contribuente di assolvere il pagamento del credito secondo un piano di rateazione ordinario” e di positiva “valutazione della solvibilità del contribuente in relazione al piano di rateazione concedibile …”; si tratta di apprezzamenti troppo vaghi e generici che vengono rimessi alla sensibilità dell’interlocutore di turno e che riguardano aspetti della vita privata spesso difficili da dimostrare, con la conseguenza che l’applicazione del beneficio dipenderà solo dalla discrezionalità dell’operatore e dalla fortuna di incappare in uno comprensivo.
Inoltre  la difficoltà deve essere “legata alla congiuntura economica”, il ché è tutto un programma: non sarà facile dimostrare questa condizione perché la congiuntura economica è concetto per sua natura astratto e vago; che succede il debitore si trova in difficoltà per un insoluto rilevante o per il concordato preventivo di un cliente importante o per la revoca degli affidamenti bancari? Il buon senso (valore purtroppo sconosciuto ai nostri Governati) avrebbe suggerito di presumere, fino a prova contraria, che la grave difficoltà dipendesse dalla congiuntura economica vista l’attuale crisi economico-finanziaria in atto nel Paese, senza bisogno di pretendere dimostrazioni assurde o impossibili che minano in partenza la fruibilità del beneficio.
Infine la difficoltà deve dipendere da “ragioni estranee alla … responsabilità” del debitore; ancora una volta si tratta di una valutazione gravemente aleatoria perché, oltre ad essere difficilmente dimostrabile, pretendere tale giustificazione non è neppure ragionevole; anche in questo caso il buon senso avrebbe dovuto indurre a presumere, fino a prova contraria, che l’estraneità risiedesse verosimilmente nella congiuntura economico-finanziaria in atto nel Paese perché altrimenti è quasi impossibile poter escludere una ipotetica condotta colpevole del debitore.
L’impostazione sibillina e cervellotica della norma dovrà essere attuata da un apposito Decreto Ministeriale attuativo che però non potrà regolare l’istituto contra o ultra legem; se la norma non sarà ripulita dalle assurde condizioni concorrenti, l’effettiva fruibilità del beneficio in questione sembra perciò molto improbabile ed i malcapitati dovranno confidare solo sulla sensibilità degli operatori di Equitalia obbligati, da un lato, a seguire rigidi protocolli interni sotto minaccia di responsabilità per danno erariale, dall’altro, ad affrontare direttamente persone disperate. Una situazione a dir poco “imbarazzante”!
Ben venga dunque l’allungamento della rateizzazione fino a n. 120 rate, ma in un contesto meno ingabbiato da vacue condizioni  e meno aleatorio che dovrà essere opportunamente rivisto con gli emendamenti da proporre in sede i conversione del Decreto. 
Modilaut