sabato 1 giugno 2013

Eco-incentivi antirecessione: un ennesimo flop

Il Governo ha appena approvato il Decreto Legge per dare un impulso alla crescita economica di un Paese in piena recessione: è intervenuto sul regime delle detrazioni fiscali che, per gli interventi sul miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, passerà al 65%, mentre le ristrutturazioni edilizie rimarrà al 50%, ma verrà estesa anche all’acquisto di taluni mobili; gli incentivi si applicheranno dal 01.07.2013 al 31.12.2013 (fino al 30.06.2014 per gli interventi di riqualificazione energetica effettuati su interi edifici condominiali). 
Per rendere più efficace l’effetto economico dell’incentivo il Governo avverte: per l’ecobonus sarà l’ultima opportunità offerta ai Cittadini perché <<… non ne sono previste successive ed è stabilita per dare la possibilità a quanti non lo avessero già fatto di migliorare l’efficienza energetica del proprio edificio …>> (cfr. “www.enricoletta.it/proposte/eco-bonus-ristrutturazione-ediliziabonus-mobili/”); della serie, “forza! correte Gente! Correte! O adesso o mai più!”! 
Secondo il Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni l’impatto sul 2013 dovrebbe essere superiore al 0,1% del PIL: assolutamente irrealistico! Per il Ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi il Governo ha scelto la proroga “rafforzata” degli eco-bonus per <<… dare un segnale forte all’economia …>> ed imprimere una spinta maggiore sulla crescita! Allora finalmente si riparte? Manco per niente: è fin troppo facile prevedere che gli incentivi in questione non daranno i risultati sperati, come dimostra l’ultima proroga analoga disposta dal Governo Monti. 
I Comuni infatti devono comunicare all’Anagrafe Tributaria i dati e le notizie contenuti negli atti che presentati agli Uffici tecnici per effettuare gli interventi edilizi in questione (art. 7 c. 1 del D.P.R. 605/1973); gli stessi Contribuenti, per usufruire delle detrazioni, debbono adempiere a vari complessi oneri burocratici verso l’Amministrazione finanziaria a pena di decadenza dai relativi benefici. Il Fisco dispone dunque di elementi importantissimi per valutare la posizione dei Contribuenti ai fini dello “spesometro” (i costi sostenuti nell’anno si presumono non inferiori ai redditi prodotti nello stesso anno, fino a prova contraria – art. 38 c. 4 del D.P.R. 600/1973) o ai fini del nuovo “redditometro” (art. 38 c. 5 del medesimo Decreto) e se per caso i conti non dovessero tornare … 
Ormai comincia ad essere ampia la platea dei Contribuenti che, a vario titolo, si sono dovuti confrontare con gli Uffici finanziari per tentare di dimostrare la congruità dei redditi dichiarati e difficilmente qualcuno di Essi può raccontare di esserne uscito indenne. Al contrario; fastidi, oneri e spese hanno diffuso la convinzione più che legittima che è molto meglio evitare di correre rischi e dunque di effettuare le opere in questione che magari impongono anche qualche sacrifico economico non preventivato; il ché ha già contribuito non poco alla stagnazione della spesa e dei consumi e consente di prevedere sin d’ora l’inevitabile flop dei nuovi incentivi governativi. 
Chissà se si tratta di semplice ipocrisia o di ingenua disinformazione di chi ha il bastone del comando? Un dato però è certo: finché non sarà allentata l’ossessione fiscale ormai largamente diffusa fra la Gente per discutibili atteggiamenti troppo pretenziosi del Fisco e non saranno liberate le risorse finanziarie celate sotto il materasso (per chi ne ha), nessuna misura incentivante potrà risultare efficace per invertire la recessione in atto (cfr. http://www.soslavoratoriautonomi.blogspot.it/2013/05/governo-dalle-larghe-intese-e-scarse.html). “A buon intenditor …”.
Modilaut

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