domenica 6 gennaio 2013

Nuovo redditometro: l'occhio del padrone ingrassa il cavallo

La Befana ha portato ai Contribuenti il famigerato nuovo “redditometro” che servirà per rendere più efficace la lotta all’evasione fiscale: saranno interessati tutti i Contribuenti (questa volta non solo i lavoratori autonomi e le imprese come è avvenuto per gli studi di settore) e già si stima che il 20% si trova in situazioni di anomalia e dunque a rischio di accertamento; … “mal comune, mezzio gaudio“!?
Il nuovo strumento deriva dalla elaborazione di alcuni gruppi di Contribuenti ritenuti “virtuosi“, ripartiti per undici tipologie familiari (singol, accoppiati senza prole, accoppiati con prole, …) e per cinque aree territoriali (nordest, nordovest, centro, sud e isole) e costruiti considerando sette categorie di spese (comprendenti acquisti necessari, facoltativi, voluttuari e investimenti), variamente interagenti sulla base di funzioni matematico-statistiche: il risultato della combinazione di questi elementi costituirebbe il reddito minimo che ogni Contribuente avrebbe dovuto dichiarare al Fisco e che, se divergente di oltre il 20% da quello dichiarato, lo espone all’applicazione nei suoi confronti del conseguente procedimento accertartivo.
I criteri fondamentali su cui si basa il nuovo redditometro sono quelli delle spese per beni e servizi sostenute nell’anno (ricavabile dalle ben 128 banche dati disponibili per il Fisco e, in certi casi, da non meglio specificate medie Istat), degli investimenti effettuati al netto dei disinvestimenti e della quota risparmio stimabile. La curiosità più rilevante è la determinazione dell’ammonatre delle n. 56 tipologie spese significative per i “consumi” perché per n. 26 di esse viene valorizzato, alternativamente, l’importo effettivamente sostenuto sulla base dei dati in possesso del Fisco o, se più elevato, quello risultante dalle medie Istat: la ratio inespressa è sempre la presunzione di infedeltà del Contribuente che, se risulta aver speso meno della media, significa che ha utilizzato del nero o che ha preferito non “tracciare” parte degli acquisti per far apparire più contenuta la sua propensione alla spesa ed influenzare al ribasso la ricostruzione reddituale sintetica a suo carico; il Fisco disattende perciò legalmente il dato ufficiale a favore del più elevato dato stimato in modo che il risultato della ricostruzione redditometrica sia quello più elevato.
Dov’è il problema (domandano i benpensanti)? Il Fisco non potrà comunque procedere ad accertamento automatico, ma dovrà prima convocare il Contribuente per acquisire informazioni valutative e poi, semmai, convocarlo per un ulteriore contraddittorio pre-accertativo e perciò avrà tutto il tempo e l’occasione per offrire le giustificazioni e le prove specifiche occorrenti. Vero, ma come farà a dimostrare che ha realmene speso meno dell’importo ricavato dalla media Istat? Anche se avesse conservato gli scontrini e le ricevute fiscali, Gli sarebbe comunque impossibile dimostrare che quelli rappresentano tutte e sole le spese sostenute e dunque finirà per dover cedere alla pretesa ingiustamente elaborata dal redditometro.
Rinviando per gli altri profili di criticità a quanto già scritto in precedenza (“http://www.soslavoratoriautonomi.blogspot.it/2012/11/redditestorsione.html“, salvo altri), giova sottolineare che ancora una volta la malafede e l’ingordigia del Fisco finiscono per prevalere sui diritti fondamentali dei Contribuenti i quali potranno confidare soltanto sulla “disponibilità” (del tutto discrezionale ed improbabile) degli operatori incaricati di valutare la Loro posizione, sempre però nel rispetto degli obiettivi del budget annuale dell’Ufficio finanziario cui appartengono.
Come al solito “l’occhio del padrone ingrassa il cavallo” … anche nei rapporti col Fisco!
Modilaut

Nessun commento:

Posta un commento