giovedì 22 marzo 2012

Realizza a proprie spese un'opera pubblica e il Fisco recupera a tassazione il costo relativo. A rischio rotonde, giardini, monumenti ...

Un'importante azienda del territorio della Provincia di Macerata che occupa oltre 300 dipendenti ha realizzato in accordo col Comune una importante infrastruttura viaria che decongestiona il centro storico dal traffico di transito e, collegando con una bretella di scorrimento di un chilometro e mezzo due zone opposte del Paese, evita di dover affrontare un percorso alternativo di una quindicina di chilometri. 
Era infatti accaduto che il Comune aveva adottato una delibera interdittiva al traffico pesante che perciò veniva deviato sull'altro percorso ben più dispendioso sia per il tempo di percorrenza (non meno di mezz'ora) sia per il carburante occorrente (il consumo medio di un autotreno è di 2/3 km per litro di gasolio); l'azienda in questione, che in quella zona possiede due stabilimenti non contigui, soffriva lo stesso disagio allorché doveva trasportare le merci da una parte all'altra per ragioni legate alla produzione e perciò decide di sottoscrivere un accordo col Comune per realizzare a sue spese la bretella di collegamento per un costo di varie centinaia di migliaia di euro a fronte del diritto di esporre permanentemente sulla via un cartello pubblicitario che la reclamizzava. Tutto è avvenuto come previsto ed il Paese si è dotato di una infrastruttura pubblica di grande utilità sociale.
Ma l'azione di contrasto all'evasione è sempre in agguato e l'azienda è stata sottoposta a verifica fiscale che si è conclusa con qualche recupero tributario (irregolarità nell'imputazione temporale di alcuni crediti verso clienti non più recuperabili e dunque definitivamente perduti) e soprattutto con la ripresa a tassazione dei costi sostenuti per la realizzazione della bretella viaria: l’Agenzia delle Entrate ha ritenuto infatti che <<... la spesa di € ... per la "sponsorizzazione strada" sia antieconomica nel senso di quantitativamente non inerente ...>>; perché il comportamento dell'azienda <<... appare contrario ad una logica di massimizzazione dei profitti in quanto il ritorno economica dell'operazione in termini di ricavi non è proporzionato alla spesa sostenuta; infatti ... ha sostenuto spese per complessivi € ... ottenendo in cambio dal Comune solo la possibilità di esporre il proprio nome attraverso l'applicazione di un'insegna lungo la strada; l'apposizione di questa insegna non può ragionevolmente aver prodotto un incremento di ricavi tale da giustificare un investimento così consistente ...>>. 
A nulla è valso spiegare che, oltre ad essersene giovata l'immagine aziendale sia nell'interland che nei confronti della clientela per l'interesse pubblico perseguito a vantaggio della collettività, l'impresa ha conseguito e conseguirà nel tempo, permanentemente, un considerevole risparmio di costi per i trasferimenti da uno stabilimento all'altro stimati in svariate decine di migliaia di euro l'anno: l'azione inflessibile del Fisco persiste nel ritenere antieconomica l'iniziativa e pretende tributi, interessi e sanzioni sul costo indebitamente dedotto.
Ne consegue che sono a rischio tutte le imprese che si sono variamente adoperate per migliorare l'assetto urbano sostenendo il costo del rifacimento o della manutenzione di parchi e giardini, della realizzazione di rotonde ed altre opere viarie, dell'allestimento di monumenti ed altri ornamenti ecc. ecc., accontentandosi di esporre una targhetta pubblicitaria per reclamizzare l'azienda ed il relativo marchio.
Ben vengano le azioni di contrasto all'evasione, perché pagare i tributi è un dovere civico ed i contribuenti debbono essere educati al corretto e fedele adempimento dei propri obblighi fiscali, ma il caso rappresentato non sembra affatto andare in questa direzione.
Modilaut

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