sabato 28 gennaio 2012

Giustizia sempre più cara ... e c'è chi se ne approfitta!

Rivolgersi ad un Giudice per domandare Giustizia costa caro: in base al valore della controversia chi comincia una causa deve versare anticipatamente un "contributo unificato" (cfr. art. 13 del D.P.R. 115/2002) che, a seconda del tipo di procedimento e del tipo di Giudice, per il primo grado va da un minimo di € 18,50 ad un massimo di € 4.000,00 (fino al 05.07.2011 andava da € 16,50 ad € 2.000,00, poi aumentati dall'art. 37 c. 6 lett. f del D.L. 98/2011); con la "Legge di stabilità" per il 2012 l'importo del balzello è stato aumentato del 50% per il grado di appello portandolo da un minimo di € 27,75 ad un massimo di € 6.000,00 e del doppio per i ricorsi davanti alla Corte di Cassazione portandolo da € 37,00 ad € 8.000,00 (art. 28 c. 1 lett. a della L. 183/2011).
Pazienza! Significa che, Chi vuole rivolgersi al Giudice per tutelare i propri diritti, oltre a sostenere il costo el proprio Avvocato e di correre il rischio di essere condannato a rifondere le spese sostenute dal suo Avversario, deve pagare un ticket più o meno salato all'Amministrazione della Giustizia e perciò si regolerà di conseguenza: se sarà sufficientemente "tignoso" e deciderà di andare avanti, ne sosterrà costi ed oneri; se invece sarà meno determinato, rinuncerà obtorto collo a rivendicare i propri diritti o a difendersi da eventuali pretese ingiuste da parte della Pubblica Amministrazione.
Nel delineato contesto, emergono almeno due problemi.
Il primo è che il costo dell'accesso alla Giustizia è ormai abbandonato alla libera e discrezionale scelta del Legislatore il quale, una volta sostituita l'originaria imposta di bollo sugli atti giudiziari (nella maggior parte dei casi ben più gestibile e sostenibile) col "contributo unificato", potrà modificare a suo piacimento e secondo le esigenze di gettito gli importi dovuti e gli scaglioni di valore rendendo sempre più costoso per i Cittadini adìre il Giudice; in questo modo ben può essere utilizzata impunemente la leva del costo come dissuasore, in spregio dei diritti fondamentali dei Cittadini, per ridurre il contenzioso giudiziale.
Il secondo è che gli Avvocati (e dunque i loro Clienti) sono in balia delle varie Cancellerie che effettuano il controllo di congruità del "contributo unificato" e che applicano direttive superiori non sempre coerenti con le normative. E' quanto sta accadendo davanti alla Corte di Cassazione dove, per le cause che vengono inscritte a ruolo dal 01.01.2012 viene preteso il pagamento del "contributo unificato" nella misura raddoppiata in violazione della norma che ha stabilito l'aumento: "la disposizione ... si applica anche alle controversie pendenti nelle quali il provvedimento impugnato è stato pubblicato ovvero ... depositato successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge" (cfr. art. 28 c. 3 della L. 183/2011) e cioè dal 01.01.2012 (cfr. art. 36 della Medesima Legge). L’estensore della disposizione forse aveva le idee un po’ confuse (c’è un “anche” ed un “pendenti” che, combinati col resto della frase, sono palesemente inconferenti), ma una lettura logica e possibile consente di affermare che la misura raddoppiata del "contributo unificato" non sorge per l'iscrizione a ruolo dei ricorsi davanti alla Corte di Cassazione effettuata a partire dal 01.01.2012, ma solo quando quei ricorsi riguardano Sentenze o altri provvedimenti decisori pubblicati o depositati a partire dal 01.01.2012. Il ché significa che Qualcuno (???) sta approfittando indebitamente degli aumenti disposti dalla Legge di stabilità per il 2012, pretendendo il pagamento di importi non dovuti e creando non poche difficoltà agli Avvocati che debbono inscrivere le cause a ruolo nell'interesse dei propri Clienti! Considerato che le Sentenze pubblicate o depositate il 31.12.2011 (se non notificate) possono essere impugnate fino al 30.06.2012, non è difficile prevedere il valore delle eccedenze di "contributo unificato" che sarà indebitamente introitata dall'Amministrazione della Giustizia nei primi sei mesi del 2012.
L'Italia è ancora uno Stato di diritto oppure uno Stato in cui il diritto è sottoposto all'umore di chi ha il potere di decidere per tutti?
Modilaut

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