Il Governo ha
appena approvato il Decreto Legge per dare un impulso alla crescita economica
di un Paese in piena recessione: è intervenuto sul regime delle detrazioni
fiscali che, per gli interventi sul miglioramento dell’efficienza energetica
degli edifici, passerà al 65%, mentre le ristrutturazioni edilizie rimarrà al
50%, ma verrà estesa anche all’acquisto di taluni mobili; gli incentivi si
applicheranno dal 01.07.2013 al 31.12.2013 (fino al 30.06.2014 per gli
interventi di riqualificazione energetica effettuati su interi edifici condominiali).
Per rendere più efficace l’effetto economico dell’incentivo il Governo avverte:
per l’ecobonus sarà l’ultima
opportunità offerta ai Cittadini perché <<… non ne sono previste successive ed è stabilita per dare la
possibilità a quanti non lo avessero già fatto di migliorare l’efficienza
energetica del proprio edificio …>> (cfr. “www.enricoletta.it/proposte/eco-bonus-ristrutturazione-ediliziabonus-mobili/”);
della serie, “forza! correte Gente! Correte! O adesso o mai più!”!
Secondo il Ministro
dell’Economia Fabrizio Saccomanni l’impatto sul 2013 dovrebbe essere superiore
al 0,1% del PIL: assolutamente irrealistico! Per il Ministro delle
Infrastrutture Maurizio Lupi il Governo ha scelto la proroga “rafforzata” degli eco-bonus per <<… dare
un segnale forte all’economia …>> ed imprimere una spinta maggiore
sulla crescita! Allora finalmente si riparte? Manco per niente: è fin troppo
facile prevedere che gli incentivi in questione non daranno i risultati
sperati, come dimostra l’ultima proroga analoga disposta dal Governo Monti.
I Comuni
infatti devono comunicare all’Anagrafe Tributaria i dati e le notizie contenuti
negli atti che presentati agli Uffici tecnici per effettuare gli interventi edilizi
in questione (art. 7 c. 1 del D.P.R. 605/1973); gli stessi Contribuenti, per usufruire
delle detrazioni, debbono adempiere a vari complessi oneri burocratici verso l’Amministrazione
finanziaria a pena di decadenza dai relativi benefici. Il Fisco dispone dunque
di elementi importantissimi per valutare la posizione dei Contribuenti ai fini
dello “spesometro” (i costi sostenuti
nell’anno si presumono non inferiori ai redditi prodotti nello stesso anno,
fino a prova contraria – art. 38 c. 4 del D.P.R. 600/1973) o ai fini del nuovo
“redditometro” (art. 38 c. 5 del
medesimo Decreto) e se per caso i conti non dovessero tornare …
Ormai comincia
ad essere ampia la platea dei Contribuenti che, a vario titolo, si sono dovuti confrontare
con gli Uffici finanziari per tentare di dimostrare la congruità dei redditi
dichiarati e difficilmente qualcuno di Essi può raccontare di esserne uscito
indenne. Al contrario; fastidi, oneri e spese hanno diffuso la convinzione più
che legittima che è molto meglio evitare di correre rischi e dunque di
effettuare le opere in questione che magari impongono anche qualche sacrifico
economico non preventivato; il ché ha già contribuito non poco alla stagnazione
della spesa e dei consumi e consente di prevedere sin d’ora l’inevitabile flop dei nuovi incentivi governativi.
Chissà se si
tratta di semplice ipocrisia o di ingenua disinformazione di chi ha il bastone
del comando? Un dato però è certo: finché non sarà allentata l’ossessione
fiscale ormai largamente diffusa fra la Gente per discutibili atteggiamenti troppo
pretenziosi del Fisco e non saranno liberate le risorse finanziarie celate
sotto il materasso (per chi ne ha), nessuna misura incentivante potrà risultare
efficace per invertire la recessione in atto (cfr. http://www.soslavoratoriautonomi.blogspot.it/2013/05/governo-dalle-larghe-intese-e-scarse.html).
“A buon intenditor …”.
Modilaut
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