"Dire, fare, baciare, lettera, testamento”: da ragazzini era un gioco di gruppo per scherzare con gli amici; oggi sembra la sequenza degli atti del Governo in materia economica.
Battute a parte, bisogna comunque riconoscere che finalmente è stata varata qualche buona
misura adatta a offrire qualche chanches per tentare di “resistere” in un
gravissimo periodo di crisi, piuttosto che a stimolare la tanto agognata
crescita.
Per limitare la valutazione al comparto fiscale, sono certamente apprezzabili gli interventi
volti a migliorare i rapporti dei Contribuenti con Equitalia attraverso
l’impignorabilità della casa di abitazione non di lusso, la limitazione ad 1/5
della pignorabilità degli strumenti di lavoro estesa anche alle società,
l’allungamento delle dilazioni di pagamento e l’aumento significativo del
numero delle rate inadempiute cui consegue la decadenza dalla rateizzazione. Mancano però all’appello le rateizzazioni riguardanti gli strumenti deflattivi del
contenzioso, quali l’acquiescenza, l’accertamento on adesione e la
conciliazione giudiziale, per i quali le rispettive norme stabiliscono la
dilazione fissa in otto o dodici rate trimestrali inderogabili ed improrogabili,
la decadenza dal relativo beneficio in caso di mancato versamento di una rata
entro il termine di pagamento della successiva e la sanzione del 60% su tutto
il residuo; è evidente infatti che la
crisi economica e finanziaria non riguarda soltanto chi ha debiti verso
Equitalia, ma anche chi ha aderito a benefici definitori nei confronti
dell’Agenzia delle Entrate e non riesce ad onorare tempestivamente a propri
impegni di pagamento. Di conseguenza, sarebbe quantomai auspicabile un
allungamento delle rate anche per questo tipo di istituti ed una riduzione
delle sanzioni entro il limite ordinario del 30% con facoltà di usufruire del
ravvedimento operoso.
Altrettanto lodevole è l’abrogazione della responsabilità solidale del committente per le
violazioni dell’appaltatore in materia di versamenti IVA e di ritenute fiscali
dei dipendenti che ha di fatto paralizzato il sistema degli appalti e dei
subappalti introducendo oneri assurdi sotto il profilo sia sostanziale e che
formale proprio a carico di chi provocava preziose occasioni di lavoro per le
imprese.
Serve ora un ulteriore e non più rinviabile atto di coraggio volto a liberare le risorse finanziarie al momento non spendibili: a tal fine è indispensabile introdurre un nuovo scudo fiscale sia per far
utilizzare proficuamente i contanti esistenti sul territorio, sia per
sollecitare il rientro dei danari giacenti all’estero, assistito da cautele
adatte ad evitare discutibili ritorsioni speculative da parte dell’Erario come
quelle che si sono verificate durante il Governo Monti col precedente
beneficio. Oltre a questo intervento serve
poi una tregua di qualche anno
nell’applicazione degli strumenti accertativi di tipo meramente presuntivo come
studi di settore, spesometro e redditometro e una revisione delle presunzioni
legali che riguardano le indagini finanziarie volta ad introdurre
presupposti gravi e specifici per la relativa adozione e adeguati limiti
quantitativi al di sotto dei quali i versamenti ed i prelevamenti non possono
essere automaticamente convertiti in ricavi o compensi tassabili quando mancano
i documenti dimostrativi (rispettivamente) della provenienza e dell’utilizzo.
Solo questo genere di misure contribuirà ad una efficace crescita dell’economia interna
liberando risorse reali ed eliminando la paura ossessiva ed oppressiva che oggi
deprime la propensione alla spesa da parte dei Contribuenti.
Modilaut
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