L'ultima proposta berlusconiana riguardante
i poteri di Equitalia è certamente interessante e valutabile positivamente: si
prevederebbe infatti una facilitazione della rateizzazione (automatizzandola
fino ad € 200.000,00 anziché fino ad € 20.000,00), una maggiore rateizzabilità (fino
a 120 rate mensili rispetto alla attuali 72), l’aumento delle rate non pagate
(da 2 a 5) per revocare la dilazione ed irrogare la relativa sanzione del 60%, l’impignorabilità
della prima casa e dei macchinari dell’azienda (sarebbe auspicabile estenderla
anche ai beni strumentali per l’esercizio della professione) ed una moratoria
di un anno per le piccole e medie imprese per aiutarle a superare l’attuale
congiuntura finanziaria. Sono misure non solo utili, ma addirittura
indispensabili per tentare di salvare il volano principale della ripresa rappresentato
dalla micro-piccola-media intraprendenza massacrata dalle ultime manovre
economiche a partire dal Giugno 2011.
Il capro espiatorio dell’esecuzione
tributaria non è tanto Equitalia (anche se appartiene per il 50% all’Agenzia
delle Entrate e per il 50% all’INPS e ciò suscita non poche perplessità),
quanto piuttosto chi le passa i carichi da riscuotere. Cambiare il nome con un
altro o variare la struttura operativa o modificare la sua compagine sociale
non servirebbe a nulla: Equitalia infatti è solo l'ente che "deve"
riscuotere il carico tributario e sanzionatorio trasmesso già confezionato soprattutto
dall'Agenzia delle Entrate; è pur vero che nel corso del procedimento di
riscossione il debito fiscale viene aggravato da oneri (€ 5,88 per diritti di
notifica, 4,5% per interessi), aggi (4,65-9,00%), interessi di mora (fino al 9,00%)
e quant'altro, ma Equitalia "deve" attivare tutte le procedure
per agire esecutivamente sotto la propria responsabilità. Ben vengano dunque
tutte le proposte che modificano la gestione delle procedure per favorire il Contribuente-debitore!
Gli interventi più importanti
dovrebbero tuttavia incidere sul “sistema”
tributario: il Governo fa i suoi conti e stabilisce quanto serve allo Stato
avvalendosi anche del Ministero dell'Economia e delle Finanze che tiene i
cordoni della borsa il quale “ordina”
all'Agenzia delle Entrate di procurare le risorse e le indica l'importo
complessivo da recuperare attraverso la lotta all’evasione; l'Agenzia delle
Entrate comunica i budget annuali dell’accertamento alle sue diramazioni
periferiche (Direzioni Regionali e Direzioni Provinciali) che soddisfano la
richiesta avvalendosi di tutte le loro prerogative (accessi, ispezioni,
verifiche, studi di settore, redditometri, spesometri, indagini finanziarie,
presunzioni legali di vario genere ed ogni altro strumento di oppressione
fiscale in danno dei Contribuenti); fatto l’accertamento, Equitalia riceve
l'ordine di riscuotere gli importi dei relativi tributi, interessi e sanzioni (anche
quando la relativa pretesa è stata impugnata davanti alla Commissione Tributaria)
e deve agire contro i Contribuenti con effetti a volte devastanti.
I problemi più gravi dipendono perciò
dal livello intermedio dove, per assecondare il budget assegnato dall'alto
e usufruire di trattamenti incentivanti, c'è chi ha tutto l'interesse ad
effettuare accertamenti fiscali gonfiati e perfino sproporzionati rispetto dalla
reale capacità contributiva dei malcapitati che, da presunti evasori, diventano
vere e proprie vittime del sistema, ... ed in tutto questo Equitalia non
c'entra! L’azione di contrasto all’evasione deve essere “giusta” a monte e rispettosa dell’utilità sociale del Contribuente-debitore
a valle: in questo senso debbono dirigersi le proposte dei politici per
realizzare per un Fisco meno oppressivo.
Modilaut
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