domenica 11 ottobre 2009

Gestire la crisi

Qualche giorno fa' a "Porta a Porta" il nostro Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi ha dichiarato che per la prima volta nella storia degli ultimi decenni il Governo ha affrontato la crisi economica senza aumentare una lira di tasse a carico degli Italiani.
In effetti è vero: da tanto tempo non si ricordava un blocco ai continui aumenti delle aliquote d'imposta o all'individuazione di nuovi costi fiscalmente indeducibili o situazioni di indetraibilità dell'IVA od altro che servisse ad aumentare la pressione fiscale; anzi, bisogna anche riconoscere che sono state addirittura introdotte nuove misure agevolative o incentivanti che la diminuiscono addirittura, sia pur di poco.
Tuttavia ogni medaglia ha il suo rovescio e così coloro che si occupano di assistere i Contribuenti sanno bene che da un po' di tempo a questa parte il rapporto con il Fisco è notevolmente peggiorato; in nome di una tanto sbandierata lotta all'evasione tributaria che (si stima) intorno a ben € 250 miliardi di materia imponibile sottratta a tassazione, si è rilevato un certo inasprimento nella gestione delle varie posizioni, con una scarsa propensione alla comprensione delle varie situazioni e atteggiamenti di ingiustificata intransigenza che finisce per far lievitare il volume delle riprese fiscali anche molto al di spora della soglia di compatibilità con la reale condizione del malcapitato Contribuente e con la sua effettiva capacità finanziaria.
Perché succede questo?
Intanto perché ogni Ufficio finanziario ha un budget annuo da rispettare (come i rappresentanti di commercio o i dirigenti delle aziende che hanno degli obiettivi da raggiungere - sic!); poi perché, per effetto del riconoscimento di specifici incentivi, taluni operatori del Fisco hanno tutto l'interesse ad aumentare il volume dei maggiori tributi da addebitare ai Contribuenti; infine perché esistono precise istruzioni dei rispettivi Uffici finanziari sovraordinati regionali e nazionale del seguente tenore: <<servono più soldi per far funzionare lo Stato; siccome il gettito sta diminuendo a causa della grave crisi economica, bisogna andarli aprendere dai Contribuenti che comunque hanno sempre qualcosa da nascondere; perciò fate Voi, utilizzando come Vi pare gli strumenti investigativi che avete a dispoisizione (studi di settore, redditometri, indagini bancarie e finanziarie in genere, questionairi, inviti a riferire, ...); basta che troviate i soldi!>>.
In questo modo però non si rende virtuoso il sistema perché l'azione accertativa viene percepita malamente dai malcapitati Contribuenti che reagiranno di conseguenza, aumentando la loro propensione evasiva fin dove potranno. In molte situazioni l'insensibilità del Fisco finisce per minare l'esistenza stessa dell'attività del Contribuente o per incidere profondamente sulla sua conduzione, riducendone la capacità occupazionale e produttiva con ulteriore danno per il gettito nel suo complesso.
All'ingiustizia perpetrata con l'evasione fiscale da parte dei Contribuenti lo Stato non può reagire con ingiustizie ancor più gravi, esercitando pretese impositive sproporzionate rispetto a quelle praticabili nelle varie situazioni in nome della lotta all'economia sommersa; specie quando poi regala lo "scudo fiscale" ai grandi evasori che hanno sottratto all'erario e portato all'estero (si stima) € 100 miliardi e che col pagamento di un importo di appena il 5% di imposta straordinaria possono legalizzarli e goderseli indisturbati! Senza neppure dover sentire la vergogna di apparire in elenchi a disposizione di tutti i Cittadini perché l'operazione rimane top secret.
Il sistema va dunque cambiato se l'obiettivo è realmente quello di educare i Contribuenti al rispetto dei loro doveri civici fra cui primeggia quello di adempiere correttamente agli obblighi tributari.
Modilaut

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